Il chitarrista-mito Steve Vai umilia i Maneskin: “Non li conosco…”

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C’è questo Damianodeimaneskin, di professione Damianodeimaneskin, fidanzato con una poetessa vaginale di professione fidanzata di quello che fa Damianodeimaneskin, e che pure se vede la madre le si getta addosso a volo d’angelo. I consulenti d’immagine gli hanno spiegato che si chiama “stage diving” ed è una cosa molto rock, anche copiare i costumi degli altri è molto rock, per esempio presentarsi in giarrettiere e zatteroni come Frank n Furter del Rocky Horror, tanto i tiktoker manco sanno chi è, poi a dire che è tutta roba originale, griffata X e Y ci pensano i consulenti all’immagine.

Damianodeimaneskin ha tipo 23 anni, o giù di lì, non ha mai fatto una canzone in vita sua, più che altro ha clonato delle pose di altri, ma poi ci pensa la stampa leccacula a dire che è tutta roba originale, vintage ma originale, glam, rock, il vero rock non muore mai. Poi c’è uno che suona un po’ la chitarra, si chiama Steve Vai, ha 62 anni e se volete vedere come se la cava vi suggerisco un video su Youtube dove si esibisce insieme a Frank Zappa, Roma 1982, il brano è Stevie’s Spanking, il Baffuto Maestro quanto ad allusioni non ci andava tenero – del resto, è sempre stato “più duro di tuo marito”. Steve, quando aveva la stessa età di Damianodeimaneskin, si presentò a Zappa che tremava ma riuscendo a riprodurne gli assoli più complicati, che per un chitarrista era come eseguire da ragazzo il Clavicembalo ben temperato di Bach.

Già gli aveva scritto, a Frank, allegando le trascrizioni musicali di alcune composizioni particolarmente astruse tra cui quella Black Page #2 che rimane forse la partitura meno eseguibile al mondo, roba da atterrire persino un Nagano, un Boulez. E Zappa l’aveva convocato. E alla fine dell’audizione “Va bene, sei dentro” aveva sbuffato in una nuvola di fumo, imperturbabile: e farsi provinare dal greco-siculo di Baltimora era di per sé un’esperienza che ti cambiava la vita, se sopravvivevi.

Sì, va beh, ma vuoi mettere Damianodeimaneskin con annessa poetessa vaginale? Con quell’altra, purtroppo in fama di bassista, che tira fuori la linguetta e c’intrattiene sui suoi amori saffici? Con quegli altri due che stanno lì a far parcheggio, almeno fino a che lo show business non deciderà che Damianodeimaneskin deve andarsene per la sua strada, deve crescere, e allora diventerà Damianosenzaimaneskin? Mentre aspettiamo angosciati, la guerra può attendere, la carestia pure, torniamo a Steve Vai. Dopo Zappa ha proseguito per conto suo e oggi è un sommo sacerdote della chitarra supervirtuosa (suona però anche con Dweezyl, figlio di Frank), e come tale è stato intervistato da Carlo Melato per la Verità. Cosa dice Stevie? Dice che no, il rock non è morto, tutt’altro, che il livello tecnico è in costante aggiornamento, che di giovani promettenti ce n’è eccome.

Un guerriero Jedi, lo definisce, appropriatamente, Melato. Reduce da un paio d’interventi ortopedici, mano e spalle, perché anche i guerrieri invecchiano: ma non mollano (se uno vede cosa è stato capace di fare lunedì sera Mick Jagger a San Siro, a 32 gradi, dopo una settimana col Covid, all’aurora dei 79 anni, si sente una merda a qualunque età). Vai può non piacere, il suo chitarrismo ipertecnico, supersonico, non è per tutti, egli stesso tra i numi tutelari cita, a parte l’obbligatorio Zappa, Jimmy Page, Jeff Beck, Brian May (che Zappa apprezzava particolarmente), però, ecco, giù il cappello: tra l’altro è di una umiltà sconcertante, potrebbe presentarsi in televisione e dire a 8 miliardi di persone: nessuno di voi sa fare quello che faccio io con una chitarra tra le mani, e invece si preoccupa di tutt’altro.

Stevie nella sua semplicità ha parole incoraggianti, dicevamo, per la musica, il rock, la chitarra e i suoi interpreti. Con Melato si lascia andare anche a considerazioni specialistiche, roba da intenditori, ma quello che conta qui è che, tra i nomi della nuova leva di esecutori, cita l’italiano Matteo Mancuso, giovine jazzista siciliano (guarda un po’) conosciuto solo da una ristretta cerchia di conoscitori; eppure Vai lo definisce “talento puro”, uno che “sta portando avanti l’evoluzione dello strumento sia nel suono che nella tecnica: è magnifico”. Quanto ai Maneskin: “No, mi spiace: non li conosco”. Così, ex abrupto.

Sicuramente mente, come si fa a non sapere chi è Damianodeimaneskin? Forse ignora, Steve Vai, che è il virtuoso dello stage diving? Che come si tuffa lui nelle braccia di mammà, nessuno mai? Che indossa le autoreggenti come neanche Amber Heard? Steve è solo un rosicone, date retta, un vecchio, uno che dovrebbe andare su TikTok così si fa una cultura. Perché di musica non capisce un cazzo e di rock non parliamone proprio. Chi si crede di essere, solo perché l’ha scoperto quello là, come si chiama, Frank Zappa? Anche Carlo Melato avrebbe dovuto farglielo notare, ma si sa che l’informazione è asservita, è tutta mainestream e uno davvero fuori dal sistema, come Damianodeimaneskin, è oltraggiosamente censurato. Perché lui è scomodo davvero e allora non gli lasciano spazio. Lui è rock.

Max Del Papa, 23 giugno 2022

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