Toccata e fuga, il ritorno di Carles Puigdemont in Spagna è stato da film d’azione. A sette anni di distanza dalla fuga dalla Catalogna dopo il referendum illegale e la dichiarazione d’indipendenza unilaterale, il leader indipendentista ha fatto ritorno nel Paese ma è subito scappato, facendo perdere le sue tracce, spalleggiato da migliaia di persone. La polizia è stata beffata in maniera incredibile, l’arresto è andato in fumo e le ricerche non hanno portato alcun tipo di risultato, se non le veementi critiche dei cittadini.
Una situazione semplicemente imbarazzante per i Mossos d’Esquadra, le forze dell’ordine catalane che hanno arrestato due agenti per presunta complicità. Puigdemont aveva reso noto il suo ritorno in Catalogna nella giornata di mercoledì, con l’obiettivo di partecipare alla sessione d’investitura di Salvador Illa, nuovo governatore della regione anche grazie ai voti degli indipendentisti. Ciò che è certo è che il leader indipendentista è comparso poco prima delle 9 del mattino a Barcellona, lungo il Passeig de Lluís Companys dove Junts aveva organizzato una manifestazione di benvenuto.
Nel suo breve intervento, Puigdemont ha puntato il dito contro la presunta persecuzione contro gli indipendentisti, ma anche contro la politicizzazione della giustizia, rivendicando la bontà del referendum sopra citato. “Siamo ancora qui”, il grido di Puigdemont verso i suoi: “Non so quanto tempo passerà prima che ci rivedremo, ma qualunque cosa accada spero che potremo gridare di nuovo: lunga vita alla Catalogna libera!”. Il leader indipendentista è poi sparito nel nulla, in un gioco di speculazioni che ha infiammato i social network.
Le autorità catalane hanno dato immediatamente il via alla caccia all’uomo, senza risultati, se non la vergognosa figuraccia. Ricordiamo che nonostante la legge di amnistia firmata da Sanchez, su Puigdemont pende ancora un mandato d’arresto in quanto il giudice istruttore della Corte Suprema Pablo Llarena ha stabilito che il provvedimento non può essere applicato al reato di appropriazione indebita di cui si accusa Puigdemont per l’uso di fondi pubblici in relazione al referendum illegale dell’1 ottobre 2017. Questa non è l’unica causa in corso: l’altra è per alto tradimento, in relazione ai presunti legami con la Russia.
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E Sanchez? Per il momento ha preferito il silenzio, consapevole della delicatezza della sua situazione. Già alle prese con lo scandalo giudiziario che coinvolge la moglie, il premier socialista è conscio che l’evoluzione del caso Puigdemonts potrebbe spingere Junts a ritirare l’appoggio al governo, spingendo il Paese verso nuove elezioni. L’unico messaggio di giornata sono state le congratulazioni a Illa per essere diventato nuovo governatore della Catalogna, testimoniando nuovi rapporti tra Madrid e Barcellona. Ma le critiche non sono venute meno, anzi. Vox e il Partito Popolare hanno stroncato senza mezzi termini la linea di Sanchez. Il leader del Pp Alberto Núñez Feijóo ha parlato di “un’umiliazione insopportabile”, mentre Santiago Abascal è andato oltre, accusando il primo ministro socialista di aver garantito l’impunità di Puigdemont. Clima rovente, Madrid trema.
Franco Lodige, 9 agosto 2024
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