Negli anni ’70, principalmente, ma la cosa non finì lì, ci fu una grande polemica intellettuale contro il consumismo. Il grande virus, che sembrava avesse sostituito la religione, come oppio dei popoli. Come un fiume carsico questo pregiudizio contro i consumi e contro, soprattutto, la sua articolazione di mercato, riaffiora. Anche se in termini diversi e più «aggiornati».
Oggi va di moda l’economia circolare, un’espressione più corretta per denunciare la supposta follia di «consumare per consumare». Ecco perché val la pena rispolverare il complicato Aurora della ragione storica di José Ortega y Gasset (1883-1955), edito dalla Sugarco nel 1983, con bella prefazione di Luciano Pellicani.
La parte che ci interessa è il capitolo «Meditazione sulla tecnica». È in queste pagina che il Nostro, ci spiega con grande rigore logico, il motivo per il quale il «superfluo è necessari».
Sergio Ricossa in fondo nella sua produzione non farà che declinare, in buon italiano, le tesi di Ortega y Gasset. «Il riscaldarsi e l’alimentarsi come necessità umane in quanto condizioni oggettive del vivere inteso come mera esistenza e semplice stare al mondo sono necessarie nella misura in cui all’uomo è necessario vivere ma questo modo di esprimerci ce ne accorgiamo ora è equivoco. L’uomo infatti non ha alcuna brama di stare al mondo, desidera solo stare bene. Solo questo gli sembra necessario e tutto il resto e necessità solo nella misura in cui rende possibile il benessere. In definitiva all’uomo è necessario solo ciò che è oggettivamente superfluo. Forse giudicherete paradossale questa affermazione ma è la pura verità. Le necessità biologicamente oggettive non sono di per sé necessità per l’uomo».
È ciò ci differenzia dagli animali che sono atecnici: «All’animale gli basta vivere, si accontenta di ciò che oggettivamente necessario per la semplice sopravvivenza. Anzi, da questo punto di vista, l’animale è insuperabile e non ha bisogno della tecnica. Ma l’uomo è un uomo perché per lui vivere significa, fin da principio e da sempre, vivere bene. Per questo è a nativitate tecnico creatore del superfluo».
Nicola Porro, Il Giornale 3 luglio 2018