Ora, sull’onda di pulsioni diffuse in molti Paesi dell’Occidente (la cancel culture ne è la punta estrema), cresce anche in Italia la spinta a porre limiti alla libertà d’espressione: la tutela di sensibilità ritenute meritevoli (minoranze in passato discriminate, gruppi che si ritengono oppressi) appare più importante della libertà di parola, la critica, che esiste e funziona in quanto sa essere abrasiva e pungente, diventa un pericolo che turba i sentimenti di molti e che va prevenuto. È una deriva drammatica che porta a circoscrivere il campo delle opinioni legittime (anche se non istigano o diffamano), come mostra una serie di eventi recenti: il disegno di legge Zan dalla spiccata ispirazione censoria (come dice Ainis, non c’è bisogno di norme ad hoc che tutelino specifici gruppi: le norme generali sono del tutto sufficienti), i provvedimenti contro stimati studiosi come Marco Gervasoni e Marco Bassani, i processi aperti contro Matteo Salvini per le sue iniziative politiche (che concretizzano una corrente d’opinione).
Quando l’ideologia dominante, grazie all’opera di alcuni vertici accademici e magistrati, tende a trasformarsi nell’unica ammessa, chi la sostiene, come oggi fa la sinistra, acquista un grande vantaggio di posizione. Per difendere gli interessi di un partito ci stiamo avviando verso la dittatura dei meritevoli.
Antonio Pilati, 21 maggio 2021