Forse la maggioranza degli italiani si è abituata al coprifuoco? Non certo noi che leggiamo e scriviamo per questo sito, che polemizziamo da tempo sul concetto stesso di “coprifuoco”! Il coprifuoco è un’espressione che deriva dal Medioevo e, senza scomodare ricerche storiche che potrete fare su Wikipedia, certamente è assodato che il coprifuoco si collega ad una situazione di guerra gravissima come successe il 25 luglio 1943 con la caduta del regime fascista cioè in piena seconda guerra mondiale.
Ora, da tempo si è voluto collegare l’emergenza attuale a una circostanza analoga, come se si trattasse di una guerra, e infatti a dire il vero per risolvere il problema dei vaccini è stato messo a capo della organizzazione vaccinale un generale. Ma adesso, con tutto l’adeguato rispetto per i morti che ci sono stati e che nessuno vuole negare e pur considerando che soprattutto l’anno scorso le istituzioni sono state colpite da un evento pandemico che nessuno aveva la capacità di arginare, fatte tutte queste doverose considerazioni non si può più però sostenere che la situazione di oggi possa giustificare questa enorme limitazione di libertà che è il coprifuoco!
Da alcuni giorni i mass media stanno iniziando a lanciare delle pillole di notizie dove si parla espressamente della possibilità di allargare l’orario di rientro per noi poveri cittadini sudditi alle 23 o alle 24… addirittura! Ma stiamo scherzando!? Discutendo sul possibile nuovo orario pensano forse di distrarre l’attenzione da quello che è un diritto fondamentale di ogni società libera, ovvero la libera circolazione? La verità è che oramai il coprifuoco, almeno nelle grandi città, lo stanno rispettando in pochi: a Milano e nelle grandi città le vie sono piene di macchine dopo le 22, i locali fanno fatica a chiudere e la gente gira per strada. E non si tratta certo solo di gruppi di giovani irresponsabili, come vorrebbe farci credere il mainstream insistendo con toni allarmistici su presunti focolai di disobbedienza, con il giornalista che al tg incalza e colpevolizza il commensale a ridosso dell’ora clou e che crea così una spaccatura tra chi ascolta e chi ha deciso di riappropriarsi del suo tempo e della sua vita.
In alcuni dei quartieri tipici della città – per piacere non chiamiamoli luoghi della “movida” – persone di tutte le età indugiano oltre l’orario prestabilito nelle attività che stavano facendo fino a quel momento: bere, mangiare, chiacchierare, in una situazione di tranquillità raramente interrotta, di fatto, dalle forze dell’ordine. Esiste un gap, uno scarto, tra la realtà e ciò che i mass media riportano additando scandalizzati i cosiddetti “furbetti”. La verità è che oramai il coprifuoco c’è (solo) per chi lo rispetta e che ovviamente non ha più senso. Si al relativismo ateo e al dubbio, no alle falsità.
Ecco quindi che per non farsi prendere troppo in giro si sta parlando ora di questa possibilità di equiparare gli ordini dello Stato a ciò che sta già accadendo! La si vuole far passare come una concessione, quando la gente ha già deciso e le autorità si ritrovano costrette a prenderne atto!
Ma il punto è un altro: a più di un anno di distanza da quando è stato imposto, è ormai necessario togliere il coprifuoco e iniziare a pensare a come vivere normalmente con la libertà di un paese democratico, puntando su forme più intelligenti di educazione sanitaria.
Milko Pennisi, 10 maggio 2021