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Il Coronavirus ha smascherato i giornali di regime

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Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa riflessione che ci fa capire come la situazione di emergenza che stiamo vivendo abbia fatto venire a galla la cosiddetta informazione di regime…

Tra le tante fragilità che COVID19 ha portato a galla, ce n’è una ogni giorno più visibile e che non si può più ignorare. La crisi delle testate giornalistiche storiche di questo Paese. Quelle che per anni ci hanno raccontato che la verità si poteva trovare solo sulle pagine dei loro giornali, quelle che ci dicevano che solo loro erano immuni dalle fake news. Quelle che giustificavano i fondi all’editoria perché un Paese senza informazione di qualità mette a rischio la democrazia. E solo loro potevano fare informazione di qualità. Solo loro, come sacerdoti egizi, come vergini vestali del Campidoglio, conoscevano la vera informazione e potevano salvarci dallo spaventoso buio delle fake news.

Per anni li abbiamo sentiti sgolarsi e compiacersi tra loro. Poveri lettori! Come potreste vivere senza di noi? Come potreste sviluppare uno spirito critico senza di noi? Come potreste restare ancorati alla democrazia? Solo loro avevano a cuore la corretta informazione e informarsi sui social e su internet era come avventurarsi nella giungla nudi o buttarsi in una vasca di squali insieme alla pastura, o andare a fregare i salmoni ai grizzly usciti dal letargo.

COVID19 ha messo a nudo un sistema già fragile, totalmente autoreferenziale. Incapace di verificare le notizie. Incapace di spirito critico. Incapace di mantenere la propria indipendenza. Un sistema totalmente permeabile ai poteri, vecchi e soprattutto nuovi. I nostri giornalisti vivono nel mito del watergate, ti citano con occhi lucidi interi passi di “good night and good luck”, guardandoti come se tu fossi un povero cane da salvare in una notte di tempesta: “vieni, ci penso io, ti curerò, ti riscalderò”. Ti dipingono scenari di futuri apocalittici se l’informazione fosse fatta dai social. Solo nominare nella stessa frase “informazione” e “social” gli provoca il riflesso condizionato di un conato.

E noi lettori, ci spiegano pazienti, di fronte a tanta scienza, a tanta abnegazione, a tanta cultura, a tanta onestà intellettuale, dobbiamo inchinarci a loro, paladini della libertà, eroi, che combattono contro l’oscurità della disinformazione. Poi è arrivato il virus ed ecco che tutti noi lettori corriamo a leggere l’informazione vera! Quella seria! Quella che ha il coraggio dello spirito critico! È vero, alcuni di noi vanno all’edicola solo per uscire di casa, ma bene comunque, compriamo giornali e lottiamo per gli editori, per i giornalisti, che ci difendono dalla fragilità, che ci raccontano le cose come stanno. Stiamo tranquilli: ci pensano loro! Siamo in buone mani! Crolla tutto ma dai, coraggio, rimaniamo attaccati alla fonte della verità!

Però anche a chi ha comprato i giornali solo per pulire i vetri delle finestre, capita mentre strofina, di buttarci un occhio e cosa vede? Dettati di regime, informazioni senza alcuna verifica, qualunquismo. Ma il cervello? La competenza? L’autorevolezza? Nulla… spariti. Messi a nudo dal virus! Giornali che hanno fatto dello stato laico una ragione di esistere, inneggiano al ritrovato sentimento religioso, urlano allo scandalo per la soppressione delle messe e della libertà di mettersi in fila a baciare tutti l’urna del santo che ci aveva già miracolosamente salvato dalla peste! Altro che la scienza, altro che la medicina moderna! Un sano ritorno alle tradizioni medioevali!

Ci spiegano che è giusto far morire il tessuto della società, i nostri negozianti, albergatori, ristoratori, ma che no, davvero impedire alla gente di assembrarsi per pregare è una vergogna! Ce lo dicono loro, col loro spirito critico, allenato in anni e anni di vigile antiberlusconismo, da anni di fratellanza con le magistrature, coma fare a non crederci? Come fare a non fidarsi? E noi lettori, con lo spirito attento e affinato da anni di lettura dei loro giornali, educato da questi eroi del pensiero indipendente, in effetti come facciamo a non dargli ragione? Guai a chi vacilla pensando che ci sia informazione di regime! Vergogna! Onta! La stampa non è morta! È viva e lotta insieme a noi!
E non è colpa dei giornalisti se il virus ha portato via la memoria!

C’è un professore che ha quasi ogni giorno almeno mezza pagina di ola sui giornali e che dal vivo sembra un personaggio di Verdone (vi prego, guardatelo se vi capita in tv: parla con gli occhi semichiusi e si penserebbe a una latente cecità. Invece è chiaramente la sua personale interpretazione di come dovrebbe apparire un professore supponente, perché quando non parla le palpebre e lo sguardo tornano alla normalità), bene, questo professore è diventato il paladino dell’allarmismo, il padre del rigorismo della quarantena e dell’isolamento. Per settimane lo avevamo visto pontificare che il Covid19 era poco più di una banale influenza e che per favore non si facessero allarmismi che poi si spaventano gli anziani e i bimbi! Suvvia! Un professore che addirittura il viceministro Silieri, con sguardo sconfortato, riprese in diretta tv: non dica così, la situazione è seria.

Ma oggi tutto è perdonato, tutto è dimenticato! Ed eccolo infatti che ottiene la sua mezza pagina quotidiana per dire che senza chiusure sarebbe una strage! Sui giornali non ci sono notizie di Berolaso, di come sta, di cosa farebbe se lo avessero nominato, lui, il più esperto delle emergenze, un orgoglio italiano! Ma tranquilli, apriamo il giornale e al suo posto ci troviamo “il professore”. Il re del giravoltismo medico scientifico. Che è una vergogna italiana!!

E vogliamo parlare degli articoli commossi per i rimpatri: “grazie alla Farnesina….”. E poco importa se lo leggiamo sulle stesse testate che pubblicano storie di italiani che non sono riusciti a parlare con i consolati, con le ambasciate, che hanno trovato portoni sbarrati (per inciso, quello inglese di ambasciatore, ha chiamato per aver notizie dei suoi connazionali sbarcati dalla nave e solo così noi italiani scopriamo di avere più di 200 persone potenzialmente contagiose in hotel a Roma. Ma tranquilli Borrelli e la protezione civile hanno tutto sotto controllo).

E poi meraviglioso, una chicca, leggiamo che i voli di rimpatrio li fanno Alitalia, Neos e Blu panorama….Toc Toc come direbbe Porro, Blu Panorama ha gli aerei a terra da settimane. Basta andare sulla homepage del loro sito per verificarlo! Neos di voli ne farà 3 al giorno. Ma forse i giornali si stanno portando avanti, perché in effetti con la nazionalizzazione pensata così, Alitalia avrà le dimensioni appena più piccole di Blu Panorama. Forse la critica è ingiusta e loro lo stanno facendo per abituare noi lettori alla nuova dimensione della compagnia di bandiera, che rappresenterà esattamente il prestigio del Paese (Lufthansa 900 aerei, Air France 700, Alitalia 26).

Poi però ecco online ampio spazio alle lamentele per l’ “odissea” della povera 23 enne che rientra da Londra. Cari giornalisti che avete passato il pezzo, potete far leggere agli altri vostri colleghi che la ragazza ha saputo dei voli speciali Alitalia non dalla Farnesina ma da una sua amica (che non credo si chiamasse Farnesina di nome di battesimo)? Bene, questa signorina, si lamenta perché l’aereo diretto a Roma, che lei ha deciso di prendere presumibilmente un paio di giorni fa (“perché a Londra non si aveva la giusta percezione del rischio”) ha fatto un atterraggio di emergenza a Milano per un ragazzo in crisi respiratoria. E, scandalo, una volta lí non ha fatto scendere quelli che dovevano comunque arrivare a Milano (come se l’aereo fosse un pullman) e che sono ripartiti solo dopo due ore.

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