Sono poche le città italiane come Torino che possono vantarsi di aver dato i natali a due custodi (spirituali) della Costituzione come i Fratelli Lumières (con la s finale per non confonderli con gli inventori della decima arte), Gustavo e Vladimiro Zagrebelsky. Grazie a loro non ci mancano mai i lumi sulle questioni al centro del dibattito pubblico. Ultimamente, con la sua autorevolezza, Vladimiro ha ricordato, sulla ‘Stampa’, a proposito delle manifestazioni pro Palestina, che “anche le idee ripugnanti hanno diritto di parola” e all’autorità pubblica non spetta “sindacare e quindi censurare idee che non approva”. Ci sono, è vero, i motivi di ordine pubblica che possono indurre un questore a non autorizzare cortei e adunate ma non nascondiamoci che potrebbero essere un pretesto per indurre i governi “a vietare una manifestazione del tutto lecita, ma che dispiace per ciò che vuole esprimere”.
La ‘guida spirituale’ dell’Italia democratica, giustamente, non ha fatto riferimento all’apologia di reato giacché è difficile distinguerla dall’estremismo ideologico. Non credo, però, che se si fosse trattato del divieto di un corteo di CasaPound, il fratello di Gustavo avrebbe trovato da ridire sull’operato del governo. La destra radicale, infatti, esprime idee che si configurano come apologia di reato e, quindi, vanno presi i dovuti provvedimenti.
Si può inneggiare alla barbarie del 7 ottobre ma solo il dire che “il fascismo ha fatto qualcosa di buono” è inammissibile (l’apologia di fascismo è condannata dalla nostra Magna Carta). Insomma le idee vanno rispettate tutte ma ci sono eccezioni che, in altre occasioni, i Fratelli Lumiéres ci hanno generosamente ricordato.
Dino Cofrancesco, 7 ottobre 2024
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