Il dato che le ultras del “patriarcato” non vogliono vedere

Un pezzo della società italiana è maschilista? Sì. Ma sui femminicidi la colpa non è della famiglia e del patriarca. E occhio a proporre l’educazione affettiva

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femminismo ghio

Partiamo da una premessa: una parte della nostra società è maschilista; è innegabile, superfluo e dannoso girarci attorno. Quando però, parlando di femminicidi e violenza sulle donne, si insiste che nel nostro Paese è la famiglia che non funziona, perché sarebbe custode del seme del patriarcato, al di là di tutte le considerazioni sociologiche che smentirebbero questa tesi, non posso fare a meno di ricordare come in Italia ci siano sette milioni e mezzo di famiglie con figli: ora, andate a calcolare in percentuale quante di queste hanno generato assassini o comunque uomini violenti nei confronti delle donne.

La famiglia, ad oggi, per paradosso, rimane l’unico baluardo sicuro per l’educazione dei figli e per la futura e attuale tutela delle donne, unitamente a tutte quelle attività cui, da genitore, si sceglie di avviare i ragazzi, grandi o piccoli che siano: la scuola, lo sport, l’associazionismo, le realtà sociali che insistono sul territorio. Non esiste un’educazione diversa da questa, perché questa pedagogia, in Italia, porta l’incidenza dei colpevoli di violenza di genere, rispetto alle famiglie che ci sono, ad una percentuale inferiore all’1%.

Raccontare che bisognerebbe insegnare educazione sentimentale nelle scuole, poi, è una solenne cazzata, detta o scritta solo con intento populista: chi la dovrebbe insegnare, l’educazione sentimentale? Selezionato da chi? In base a quali requisiti, stabiliti da chi? E secondo quale metodo la si dovrebbe insegnare? Capite che una cosa del genere è di una delicatezza esponenziale: se ho un pessimo insegnante di matematica, magari esco dal liceo senza saper risolvere un integrale. Ma se ho un pessimo insegnante di educazione sentimentale, mi si può devastare la sfera affettiva. Scusate se è poco.

Questo vuol dire che non bisogna fare nulla o comunque accontentarsi del fatto che i numeri siano esigui rispetto al totale? Assolutamente no. Anche perché i numeri sono tutt’altro che esigui: circa 4000 femminicidi negli ultimi 25 anni non sono accettabili in nessun contesto. Ma provare a cercare soluzioni, che vanno e devono essere trovate, avvilendo o sminuendo ciò che ancora, numeri alla mano, funziona, oltre a non essere serio, significa andare incontro ad un’ulteriore inasprimento del problema. Che esiste e va combattuto, possibilmente senza slogan o idee acchiappa like.

Guglielmo Mastroianni, 5 dicembre 2024

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