Scuola

Il delirio dei sindacati: scuola da ottobre per colpa del clima

La folle richiesta per far fronte ai “cambiamenti climatici”. Ma non tiene conto del mutato contesto sociale. E dei problemi di apprendimento degli alunni

caldo scuola ottobre © alenkadr e Monkey tramite Canva.com

Mentre l’esecutivo di centrodestra studia soluzioni per offrire a studenti e famiglie delle attività educative idonee a garantire l’apertura delle scuole anche nei mesi estivi, i sindacati partoriscono una proposta che prevede lo slittamento dell’inizio delle lezioni al mese di ottobre. Motivo? Il costante aumento delle temperature, causato dalle mutate condizioni climatiche, che renderebbe impossibile il normale svolgimento dell’attività didattica. Così, per fare fronte ai mutamenti del clima e salvaguardare la qualità dell’azione didattica, il sindacato Anief e l’associazione Cnddu (Coordinamento nazionale docenti per i diritti umani), hanno richiesto al titolare del MIM, Giuseppe Valditara, di modificare il calendario scolastico disponendo il rinvio dell’inizio delle attività didattiche al primo giorno di ottobre.

In particolare, i promotori dell’iniziativa in questione giudicano “assurdo e irragionevole iniziare a metà settembre” e chiedono al ministro Valditara di agire con “buon senso e lungimiranza” e rimodulare il calendario scolastico tenendo conto dei cambiamenti climatici in corso.

Stando alla proposta avanzata da sindacati e associazioni, la rimodulazione in questione dovrebbe essere maggiormente orientata alla qualità, piuttosto che alla quantità del tempo speso effettivamente in classe, e prevedere la riapertura delle scuole a ottobre, mantenendo tuttavia immutati i termini previsti per la conclusione dell’anno scolastico. D’altronde, sostengono convintamente i fautori della proposta, “lo si faceva già in Italia negli anni 60 e 70”, allorquando le temperature medie erano inferiori rispetto a quelle attuali. Quindi, perché non poterlo fare anche oggi?

Ciò che i sindacati chiedono al governo è, dunque, di compiere un salto indietro di cinquant’anni in nome della lotta ai cambiamenti climatici, anche a costo di dover sacrificare diverse settimane di lezione ogni anno scolastico e pregiudicare il processo di apprendimento degli studenti.

Una richiesta che appare tuttavia impraticabile e anacronistica, in quanto non tiene minimamente conto né dei mutamenti sociali intervenuti nel paese negli ultimi decenni, né delle esigenze delle famiglie già in difficoltà a causa della lungaggine dell’attuale sospensione estiva, né tantomeno dei bisogni didattici e del crollo del rendimento scolastico degli studenti italiani.

Insomma, quella di Anief e Cnddu è una proposta irricevibile, miope e strampalata, che rappresenterebbe un salasso, tanto per i genitori, in termini organizzativi ed economici, quanto per gli stessi studenti, che vedrebbero di colpo ridotto il loro abituale percorso didattico, educativo e relazionale.

Salvatore Di Bartolo, 23 agosto 2024

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