Cronaca

Il delirio del Consiglio d’Europa: “Polizia italiana razzista”

Il delirante rapporto dell’Ecri getta fango su uomini e donne in divisa che quotidianamente rischiano la vita per la nostra sicurezza

razzismo polizia © annakraynova e BreizhAtao's tramite Canva.com

La polizia italiana è tra le migliori del mondo, un esempio di rispetto per le persone e per professionalità. Eppure qualcuno ha il coraggio di screditare donne e uomini in divisa che, per uno stipendio tutt’altro che faraonico, quotidianamente mettono a repentaglio la vita per garantire sicurezza e legalità. E’ semplicemente vergognoso l’ultimo rapporto sull’Italia, aggiornato ad aprile 2024, dell’Ecri, l’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa: secondo i soloni, in Italia le forze dell’ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana.

Nella sua filippica gonfia, l’Ecri ha rimarcato che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale“, chiedendo quindi all’Italia uno studio completo e indipendente: “Durante la sua visita in Italia, l’Ecri ha ricevuto molte testimonianze di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, soprattutto sulla comunità rom e sulle persone di origine africana”.

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Accuse che non riflettono la realtà, semplicemente una criminalizzazione ingiustificata che potrebbe persino minare la fiducia nei confronti della polizia, che ogni giorno opera con rigore e professionalità nel rispetto delle leggi e dei diritti umani. E soprattutto: su cosa si basano queste accuse? Quali sono queste testimonianze? Sono verificate? Perché sappiamo come funzionano certi report internazionali, soprattutto europei: le fonti sono di parte. Basti pensare al recente studio sulla libertà dei media in Italia, realizzato con il contributo di giornalisti rossi. Una buffonata.

Impossibile teorizzare qualcosa di diverso per questo rapporto, che punta il dito contro chi è sempre in prima linea nella lotta contro tutte le forme di discriminazione e razzismo, sempre nel pieno rispetto dei diritti umani, delle leggi nazionali ed europee, e dei principi fondamentali di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione. Forse qualcuno all’Ecri dovrebbe rileggere il documento, tirare le orecchie a chi lo ha realizzato e chiedere scusa all’Italia. Speriamo che gli europarlamentari italiani – anche quelli di sinistra – siano uniti nel denunciare questa campagna denigratoria.

La polizia può contare sul sostegno e sulla vicinanza del centrodestra. Nessuno a sinistra ha osato criticare il report. Tranchant il primo ministro Giorgia Meloni in una nota diffusa sui suoi canali social: “L’ECRI, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiuri”

Purtroppo non è tutto. Nel documento dell’Ecri vengono segnalate “dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali”. Una vera e propria ossessione, tanto da spingere l’ente a raccomandare “che le figure pubbliche, compresi i funzionari di alto livello e i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, ferma e pubblica contro l’espressione di discorsi d’odio razzisti e lgbti-fobici e a reagire con discorsi alternativi, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d’odio”.

La serietà di un organismo internazionale si valuta anche per la sua imparzialità, in questo caso venuta meno. In altri termini, ci troviamo di fronte al solito documento fazioso, teso a dare lezioni al nostro Paese.

Franco Lodige, 22 ottobre 2024

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