Martedì scorso, ospite di Omnibus, in onda su La7, il sociologo Domenico De Masi, che ebbi la sventura di incrociare da studente una trentina di anni orsono, ha duramente attaccato l’attuale esecutivo, definendolo con l’epiteto più infamante per chi continua a guardare il mondo con i criteri del marxismo-leninismo: governo neoliberista. Egli, in particolare, ha manifestato grande stupore, sostenendo che, altresì, si sarebbe aspettato “dalla Meloni, da Fratelli d’Italia una politica economica sociale di Stato, non neo-liberista.”
In precedenza, sempre questo irriducibile esponente dell’intellighenzia con la falce e il martello, ha definito “liberismo allo stato puro” il taglio del cuneo fiscale introdotto con il cosiddetto decreto lavoro, in quanto, bontà sua, a rimetterci è solo lo Stato e non l’imprenditore. Ovviamente per chi, coerentemente con il proprio granitico credo politico, vede nella stessa figura dell’imprenditore un egoista sociale da contrastare con ogni mezzo, avendo goduto degli agi una esistenza ben retribuita sotto l’ombrellone di un posto pubblico, l’ideale di una economia di piano interamente gestita dallo Stato rappresenta un ideale assoluto.
Sta di fatto che il sociologo De Masi, ignora o fa finta di ignorare che nei moderni sistemi democratici la differenza sostanziale tra destra e sinistra, piuttosto che tra presunti neoliberisti e neostatalisti, è in realtà sempre più irrilevante. Da questo punto di vista, a meno di cataclismi socio-economici di natura epocale, soprattutto in Italia svolte liberale di tipo reaganiano o thatcheriano ce le sogniamo. Ciò per ovvie quanto legittime ragioni di consenso. Tant’è che, vedi il modesto risparmio ottenuto dal cambio di nome del reddito di cittadinanza, che De Masi ha sempre difeso a spada tratta, abolire tout court un privilegio concesso da chi governava in precedenza risulta impossibile. Quindi, al massimo ci possiamo aspettare piccoli aggiustamenti di bilancio che, tuttavia, non intacchino profondamente il gradimento, in un determinato settore sociale, di quei cittadini, pochi o tanti che siano, potenzialmente appartenenti al proprio bacino di consenso.
Pertanto, tra la realtà di misure imposte dal percorso particolarmente stretto che sta affrontando l’esecutivo Meloni e gli attacchi dei compagni della parrocchietta de’ sinistra ci passa veramente un mare. E questo un osservatore politicamente orientato, ma non schierato con nessuna particolare tifoseria di partito, dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo, egregio professor De Masi. Altro che neoliberismo d’Egitto.
Claudio Romiti, 4 maggio 2023