Il mezzobusto del Tg1 Francesco Giorgino, ospite della trasmissione Agorà condotta da Luisella Costamagna, è stato brutalizzato dall’esponente del Pd Emanuele Fiano che lo ha etichettato come leghista perché il giornalista della Rai, durante lo speciale sulle Regionali del 20 e 21 settembre, avrebbe chiosato il dialogo con Matteo Salvini con una frase – “Pensi che c’è perfino qualcuno che ha detto che lei avrebbe addirittura perso” – giudicata faziosa dal predatore dei fantasmi fascisti.
Lo scontro
Il ghostbuster Fiano, che si sforza di attualizzare il pericolo totalitario per giustificare un’azione di repressione del libero pensiero, nell’intemerata contro Giorgino ha palesato una natura intollerante e allergica ai principi del pluralismo. Così Fiano: “Nonostante i peana difensivi di Giorgino a favore della Lega…”. Il commento incriminato del notista politico della Rai si fa fatica a classificarlo come encomiastico e subalterno a Matteo Salvini, avendo semplicemente ribadito, nell’oggettività dei risultati elettorali, una fattualità. La chiosa di Giorgino si può configurare come una “apologia” di verità che spiazza la narrazione di chi dimostra di avere un rapporto conflittuale con la realtà effettiva.
Fiano è un propugnatore dei reati di opinione, che limitano la libertà di espressione, e le accuse al giornalista del Tg1 tradiscono una concezione arbitraria del diritto di manifestazione del pensiero. Per una certa sinistra è autorizzata a circolare solo l’opinione che non dissente dal proprio schema narrativo, mentre sul pensiero difforme si applica la sanzione della censura che può degenerare nell’intimidazione. In difesa di Giorgino è intervenuto il sindacato dei giornalisti, l’Usigrai, e il comitato di redazione del Tg1: “È un vizio diffuso e duro a morire: esponenti politici che danno pagelle giornalisti”.
Istigare al servilismo
Rimproverare a Giorgino di aver confermato un’ovvietà nell’analisi del voto delle regionali, con il centrodestra che ha guadagnato una Regione (le Marche) smentendo la retorica della sconfitta attribuita a Salvini, significa istigare al servilismo informativo che per alcuni esponenti politici dovrebbe ignorare la verità ed indulgere ad una realtà “aumentata” dall’immaginazione velleitaria di chi è stato, effettivamente, sconfitto.
La Rai svolge un servizio pubblico e i suoi operatori, nonostante i Fiano, devono avere come riferimento di azione l’imparzialità dei fatti, gli indirizzi del pluralismo e i diritti di espressione scolpiti nel granito della Costituzione, senza temere le minacce del potere di cui non devono essere i ventriloqui, semmai il controcanto.
Andrea Amata, 1° ottobre 2020