Ma siamo così sicuri che l’Organizzazione Mondiale per la Salute voglia tutelare davvero la nostra salute?
Finché il rischio dei prodotti alternativi al fumo, quelle comunemente dette sigarette elettroniche, non arriverà a zero, per le autorità internazionali sarà considerato pari a cento, esattamente come quello delle sigarette tradizionali.
È questo il dicktat, direi l’assurdo, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità porterà sul tavolo della decima conferenza delle parti della Framework Convention on Tobacco Control, la convenzione nata nel 2003 su iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per regolare l’uso del tabacco, convenzione alla quale aderiscono anche l’Italia e l’Unione Europea.
La conferenza si terrà il prossimo novembre a Panama, una scelta emblematica e imbarazzante sulla linea che l’Organizzazione Mondiale della Sanità intende seguire e sulle conseguenze di tale orientamento. Le politiche antifumo introdotti negli anni dal governo panamense, infatti, hanno avuto l’effetto imprevisto di creare uno dei mercati illeciti di prodotti del tabacco più grande al mondo. Oltre nove sigarette su dieci di contrabbando, con un trend in crescita di oltre il 30% negli ultimi sei anni. Il commercio illegale di prodotti del tabacco, inoltre, non è soltanto un affare di quel paese: si stima che ogni anno transitino tramite la colon free trade zone panamense ben 8 miliardi di sigarette destinate al mercato nero dei paesi vicini come Colombia, Ecuador e Messico.
Nel 2023, in occasione del World No Tobacco Day, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso ugualmente di premiare il Ministero della Salute di Panama per le politiche di controllo del tabacco adottate nel paese, affidandogli l’Organizzazione della più importante conferenza per il controllo del tabacco a livello globale. Che è un po’ come affidare al boia il compito di organizzare la conferenza contro la pena di morte.