Durante l’epidemia dell’inverno e della primavera, che sembra esser passata invano, abbiamo vissuto una forma di dispotismo condiviso e terapeutico. Le funzioni di governo sono state esercitate attraverso decretazioni del presidente del Consiglio – come avviene ancora tuttora – che tutto il Paese, insieme con la Chiesa, ha accettato passivamente. Gli editti statali hanno assunto un valore quasi religioso, sacrale, dogmatico. Il valore della Salute è stato reso assoluto.
Allarmismo informativo
L’informazione – la stampa, la televisione, il gran mare dei social – ha spesso e volentieri alimentato la paura invece di razionalizzarla e addomesticarla, addolcirla. La libertà non solo ne ha sofferto ma è stata persino negata e individuata come un ostacolo di cui sbarazzarsi per garantire ciò che nessuno, nemmeno Dio, può garantire con assoluta certezza: la sicurezza di una vita invulnerabile. E, allora, ecco la domanda che ci dovrebbe togliere il sonno e che invece neanche viene formulata: chi può assicurarci che ciò non si ripeterà e che lo stato d’emergenza, sostituito allo Stato di diritto, non possa essere istituzionalizzato?
L’interrogativo è posto con grande lucidità nell’ultimo libro di Aldo Maria Valli ora edito dalla Liberilibri di Aldo Canovari: Virus e Leviatano. Ve ne consiglio vivamente la lettura. Perché le cose che sono accadute in Italia in questi mesi – e, sottolineo, in Italia perché altrove pur accadendo cose straordinarie non sono mai arrivati fino al punto di una “svolta autoritaria” – le dobbiamo ricordare bene per, se ne siamo capaci, trarne la giusta lezione. In pochissimo tempo, pochi giorni, forse due minuti, l’Italia nel tentativo maldestro di contrastare una situazione medico-sanitaria, è stata trasformata da democrazia rappresentativa in regime dispotico.
Dice giustamente Valli: “Se una svolta autoritaria è avvenuta in così breve tempo e senza opposizione di sorta, cosa impedisce che possa avvenire di nuovo, magari riutilizzando un altro allarme riguardante la salute pubblica?”. E, infatti, la seconda volta – la “seconda ondata” – è già arrivata e noi siamo ancora una volta alle prese con uno scambio immondo tra sicurezza e libertà che, in realtà, è un sofisma, un inganno e persino un autoinganno perché senza libertà non c’è nessuna sicurezza, nessuna salute, nessuna vita.
Dispotismo statalista
Tuttavia, se questa situazione di involuzione dalla democrazia alla democratura si è facilmente imposta e si ripropone è perché proprio la nostra cultura democratica era già malata o ferita a morte. Il dispotismo che è nato in Italia in due minuti tra febbraio e marzo è un particolare tipo di dispotismo in cui le vittime invocano il carnefice. Aldo Maria Valli lo definisce così: dispotismo statalista condiviso e terapeutico. Detto in due parole: il dispotismo oscurantista è voluto dagli stessi Italiani, sempre cantori dell’antifascismo ma ignari dell’anti-totalitarismo, che sono favorevoli a mettere da parte le garanzie costituzionali per affidare il proprio destino a uno Stato trasformato in una sorta di divinità capace, secondo le volontarie vittime sacrificali, di salvarli dal virus.
Un perfetto sistema di auto-inganno che diventa un alibi collettivo. Giustamente Valli pone in esergo al testo una frase attribuita al cardinale Carlo Carafa: Vulgus vult decipi, ergo decipiatur ossia il popolo vuole essere ingannato, e allora sia ingannato. È questa la condizione culturale in cui versa l’Italia? È doloroso ammetterlo, ma rendersene conto è già fonte di salute.
Follie illiberali
Ma che cosa può spingere un popolo a suicidarsi per la paura di morire? La cattiva informazione. In Italia ne abbiamo avuta e ne abbiamo tanta. I giornalisti, molti, tanti, per fortuna non tutti, invece di essere i cani da guardia della libertà e della costituzione – che è sempre la costituzione un tempo definita “la più bella del mondo” – si sono trasformati in cani da guardia della volontà del potere illimitato e illusoriamente salvifico. La conseguenza è che un problema di ordine sanitario e, dunque, da affrontare con strumenti e risorse mediche e critico-scientifiche, è stato trasformato in una questione politico-istituzionale in cui ciò che realmente vale e conta, libertà e lavoro, è stato rovesciato in disvalore e presentato come un impedimento di cui sbarazzarsi per rimettersi all’unica volontà valida e salvifica: il Leviatano terapeutico. Una follia.