Politica

Il “dissenso” secondo Salis: se tiri molotov meriti un premio

Bruxelles, abbiamo un problema: no, dico, lo sapete che tra le vostre fila di bella gente azzimata covate personaggi che grossomodo teorizzano il mondo al contrario, in senso rossofuoco, e incitano ai bordelli più beceri? Certo, per voialtri non è un problema anzi questo è zucchero, è acqua pisciarella, voi siete abituati a ceffi tipo Schwab, Bourla, Soros, Gates, roba che al confronto pure gli imbianchini austriaci sbiancano; però noialtri, gente grossomodo normale, banale, timorata di Dio o almeno delle multe, qualche imbarazzo ancora ce lo sentiamo e vuoi perché l’individua è italiana, monzese, Brianza velenosa, vuoi perché la paghiamo nella non irrisoria misura di venticinque-trentamila euro al mese per inanellare, come dice Vittorio Feltri, le sue boiate.

Ultima fermata di Ilaler Salis: i tour in galera, le visite da cappellana della rivoluzione, tipo a quel gran genio del suo amico che tira le molotov: il pompiere Luigi Spera, che gli incendi, invece di spegnerli, tenta di appiccarli a lanci di bottiglie incendiarie, nella fattispecie contro una sede di Leonardo, e pertanto, essendo considerato uno stinco di teppista, se ne sta tuttora al fresco. Inaccettabile, secondo Salis: “Così si reprime il dissenso democratico”. Ma sì, che vuoi che sia? Il dissenso si articola una molotov qua, una testa spaccata là, una casa occupata su, un debito non saldato giù. Questo qui sarebbe il dissenso che è doveroso esprimere e criminoso reprimere.

Salis in tour: prima del vigile del fuoco, alla lettera, è andata a trovare, sempre in galera, una presunta scafista – e ha subito teorizzato la fine del reato di scafismo; prima ancora le compagne carcerate, che ha salutato tipo Haidi con le caprette, se n’è uscita subito (lei può, oramai) e ha fatto un video autopromozionale, sulla pelle delle galeotte, dove, manco a dirlo, teorizzava la abolizione del carcere. Chissà se vale anche per “le destre”, per “i fascisti” per i quali Ilaria galvanizza i compagni salisiani, che l’hanno votata, incitando a forme di rivolta attiva, senza precisare quali, tanto capiscono tutti, almeno quello i rincoglioniti nostalgici di plumbee foschie li intendono. Ecco, allora qui abbiamo un problema: può una che sta all’Europarlamento, al falansterio di Bruxelles, nella burocrazia unionista, predicare ogni santo giorno qualcosa che somiglia terribilmente al sovversivismo? Come si concilia questo sgangherato anarchismo estetico col mandato nella Ue dei mille regolamenti, del dirigismo liberista, del patenalismo autoritario?

Strano però: per Salis la legge è fatta per essere infranta, eppure vive e vegeta in una officina di leggi e regolamenti per lo più astrusi e demenziali, sempre e comunque repressivi. Quelli non si sogna di attaccarli. Chiosa ancora Feltri che “è giusto ciò che per Salis è giusto”; noi chiosiamo sulla chiosa: è (sicuramente) giusto ciò che per Salis è sbagliato. Perché qui non il mondo, ma la testa al contrario. Parafrasando Marx (Groucho): quel tale, con quelle belle idee che ha per la testa, sembra un terrorista, ma non lasciatevi ingannare: lo è davvero. Se è vero che il terrorista è quello che vuole abbattere lo Stato di diritto. Apparentemente, però. È un miraggio.

Iperattiva, la eurodeputata Ilaler? Così pare, compagni: lei sta giustificando una strampalata uscita dai piombi, anzi da Piombino, che manco l’abate Faria, manco Papillon, manco Fantomàs; premiata per essere una pluripregiudicata con addosso un processo per tentato omicidio: quelli della premiata ditta Bonelli&Fratoianni son così, non vanno per il sottile, queste cose fanno leggenda, Ilaria è ciò che non possono essere loro e dunque almeno la votano. È la loro sacerdotessa, la cavaliera, la avvocata delle cause perse ma sbarellate. Per Salis lo Stato di diritto è lo Stato di rovescio: le galere sono invivibili e troppo farcite? Beh, le aboliamo, che ci vuole? La tratta umana è affidata agli scafisti (di fianco ai quali stanno le bigottong e sopra ai quali troppi regimi spregiudicati)? Noi santifichiamo gli scafisti. C’è da importare qualche milione ancora di balordi tagliagole aspiranti rapper? E basta con gli ius, soli, scholae, scolo: si abolisce la cittadinanza, tutti cittadini del mondo, quante storie. Salis Salis Salis, che lotta fa un po’ ridere, ma non riderete per quel che vi farà.

Ma, credeteci, è tutta fuffa, è solo ammuina: dura il tempo che dura, questa deve dar prova di essere sempre la stessa, di non cambiare mai, bla bla bla e invece cambia, oh se cambia, vedrete appena cominciano a scorrere i bonifici della Bce, istituzione liberista, se non mette la testolina a posto. È il sovversivismo estetico e isterico per gonzi, è la solita recita. Perché il comunista, quello vero, un solo orizzonte ha davanti: i soldi. Tutto il resto è palla, il comunista sta incazzato, tira le molotov, sparacchia, sfascia le teste come meloni perché è invidioso, vede gli altri che svacanzano e rosica, ma appena il dio della lotta armata gli fa vincere la lotteria, si mette subito a cuccia. Sempre con la spocchia teatrale, ma il mondo non lo vuol cambiare più. Voi ricordate un solo comunista coi soldi che non tutelasse le sue proprietà con unghie affilate che neanche il più rabbioso dei rentiers? E più predicano più difendono il caveau. Tutti, pensate solo ai cantautori anarchici, e i nomi li conoscete bene.

A proposito: a quando una cenetta Salis-Venditti per discutere di come perorare la causa dei disabili ai concerti? Dove c’è Ilaler, c’è casino. C’è casa occupata. C’è boiata rivoluzionaria. C’è personaggio malfamato, sia scafista, balordo da centro sociale o pompiere piromane. Kalis Spera e Kalimera. Rossa, però.

Max Del Papa, 1° settembre 2024

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