C’è sempre qualcuno che racconta che non c’era alternativa, che non si poteva fare diversamente. No, non è così. Al contrario, è sempre il caso di tenere a mente che era stato proposto un approccio totalmente diverso al Coronavirus, cercando di tenere il nostro Occidente alla larga da risposte – in primo luogo, quella del lockdown strisciante e generalizzato – naturaliter adatte a regimi illiberali e non basati sul mercato.
Si è voluta ignorare in modo pervicace (tranne pochi spazi, tra cui questo sito) la grande Dichiarazione di Barrington in cui non improvvisati negazionisti o qualche inaffidabile demagogo, ma fior di scienziati scongiuravano la classe politica di proteggere i più vulnerabili, di tutelare i più fragili, consigliando loro di stare in casa e mettendoli in condizione di poterlo fare, ma – al tempo stesso – chiedevano di consentire a tutti gli altri, al grosso della popolazione attiva, di vivere una vita normale quanto possibile, senza ammazzare l’economia e senza produrre altri danni sanitari devastanti (in termini di altre patologie non curate, non presidiate, nemmeno diagnosticate).
E invece abbiamo lasciato che avvenisse in tante nazioni (l’Italia, al solito, è stata il paese pilota delle soluzioni peggiori) la più grande restrizione delle libertà nell’ultimo secolo (eccezion fatta per i maggiori eventi bellici), accompagnata dalla più imponente espansione della potestà autoritativa della mano pubblica.
Il tutto con un argomento fallace, ingannevole ai limiti della presa in giro: facciamo un sacrificio adesso, e poi si potrà “convivere con il virus”. È passato oltre un anno e a che punto siamo? Proprio ora, quando sarebbe indispensabile tale “convivenza”, immaginando protocolli di ragionevole riapertura in parallelo con il dispiegarsi della campagna vaccinale, siamo invece alle prese con nuove restrizioni.
Inutile girarci intorno. Così non se ne esce. Occorre che le voci più limpide e libere spieghino che anche per le influenze ordinarie, nonostante l’esistenza di vaccini efficaci, ogni anno migliaia di persone si ammalino e tante muoiano. Per il Covid anche nei prossimi anni sarà così. È illusorio e perfino stolto inseguire la chimera del Covid zero, del rischio zero, dei contagi zero: significherebbe perpetuare una condizione che già adesso non è più sostenibile.
Daniele Capezzone, 15 marzo 2021