Il Falaq 1 e la strage dei bimbi: perché ora Israele è costretta ad agire

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Il razzo che sabato 27 luglio ha colpito il campo di calcio di Majdal Shams è un Falaq 1 di fabbricazione iraniana con una testata da 50 chili. Gli iraniani fabbricano questo razzo in esclusiva per Hezbollah, pertanto, nonostante la nota dell’organizzazione terroristica sciita dove si affermava che non erano stati suoi miliziani a lanciare il razzo sulla città israeliana abitata dalla comunità drusa, le responsabilità sono chiare oltre ogni ragionevole dubbio.

Mentre si celebravano i funerali delle vittime, è giusto ricordarne i nomi Fajer Laith Abu Saleh (16 anni), Ameer Rabeea Abu Saleh (16 anni), Hazem Akram Abu Saleh (15 anni), Johnny Wadeea Ibrahim (13 anni), Iseel Nasha’at Ayoub (12 anni), Vinees Adham Alsafadi (11 anni), Yazan Nayeif Abu Saleh (12 anni), Alma Ayman Fakher Eldin (11 anni), Naji Taher Halabi (11 anni), Milad Muadad Alsha’ar (10 anni) e Nathem Fakher Saeb (16 anni), il leader spirituale della comunità drusa in Israele, Sheikh Mowafaq Tarif ha dichiarato: “Siamo profondamente scioccati per il terribile massacro e dell’orribile attacco terroristico. Uno stato di diritto non può permettersi di mettere in pericolo i propri cittadini. Finora Israele ha cercato di non reagire ma è stata superata ogni possibile linea rossa e nera”.

Oltre a voler generare solidarietà fra le comunità druse libanesi e siriane, le sue sono parole di accusa nei confronti del governo Netanyahu che fino a oggi ha limitato la risposta a Hetzbollah per non aprire un secondo fronte di guerra oltre a quello della Striscia di Gaza. Fin dall’8 ottobre, giorno in cui gli sciiti al soldo dell’Iran hanno cominciato a bombardare il nord di Israele, le comunità druse, insieme a quelle che abitano la regione al confine con il Libano, sono state in prima fila nella richiesta di un intervento più deciso e risolutivo prima che potesse accadere qualcosa di tragico.

Ora però che a Majdal Shams si stanno seppellendo undici fra ragazzi e bambini, il governo, nonostante Biden, Kamala, Blinken e l’Obama dietro le quinte, sarà costretto, obtorto collo, ad agire.

Era chiaro a tutti coloro che hanno una minima conoscenza delle dinamiche mediorientali che, Striscia di Gaza esclusa, Netanyahu attendesse i risultati delle elezioni americane prima di prendere qualsiasi altra iniziativa. Sicuramente spinto da Teheran, con il lancio di ieri, mirato con il solo fine di colpire i drusi israeliani, Hassan Nasrallah ha però sparigliato il tavolo e ha dato il via a nuovi scenari.

In Israele vivono 150.000 drusi circa, 25.000 dei quali sulle alture del Golan e di questi 10.000 risiedono a Majdal Shams. Soltanto un cretino o uno in mala fede non capirebbe quanto sia stata cercata la tragedia.

Indagine iniziale dell’IDF sull’impatto del razzo ha dato un risultato che lascia poco spazio di interpretazione: non è stato possibile dare un tempo di preavviso più lungo vista la vicinanza della città con il confine, e nessun intercettore è stato lanciato a causa della complessa topografia della zona.
Nessun intercettore Iron Dome poteva operare perché il Falaq 1 è volato basso sopra il Monte Hermon e, proprio a causa del volo basso del razzo e di altri problemi, è stata impossibile l’intercettazione.

In ogni caso l’Onu non ha ancora condannato l’organizzazione terroristica di Hezbollah per l’assassinio dei bambini drusi israeliani, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non è stato convocato, la Corte di Giustizia dell’Aia non ha emesso una sentenza per fermare le ostilità dal Libano contro Israele e la Corte Penale Internazionale dell’Aia non ha emesso mandati d’arresto per il leader dell’organizzazione terroristica di Hezbollah Hassan Nasrallah e per il Comandante responsabile dell’assassinio dei bambini Ali Muhammad Yahya.

Il ministro degli Esteri libanese, Abdullah Bou Habib, in un’intervista rilasciata a Sky News ha commentato l’escalation nel nord in questo modo: “Qualsiasi guerra in Libano diventerà una guerra regionale e Israele subirà perdite. Dovrebbe essere istituito un comitato internazionale per indagare sulla fonte dell’attentato a Majdal Shams, possiamo collaborare con l’UNIFIL. Chiederemo a Hezbollah di dar prova di moderazione, non è il momento giusto per la distruzione. Chiediamo a Israele di dar prova di moderazione e di non espandere la guerra, nonché di fermare la guerra a Gaza.”

Davvero il ministro libanese crede alla favoletta dell’UNIFIL che da sempre non ha fatto niente tranne che prendere corposi stipendi? Se in caso di conflitto Israele subirà perdite, il Libano come sarà ridotto? Perché anziché chiedere inutili comitati non pretende da Hetzbollah il ritiro a nord del fiume Litani come deciso dalla risoluzione 1701 del consiglio di sicurezza dell’Onu? Probabilmente perché sperano che la Casa Bianca di Biden, Kamala, Blinken e Obama dietro le quinte continui a bloccare Israele esattamente come ha fatto dall’indomani del 7 ottobre. Ma probabilmente sbagliano.

Michael Sfaradi, 29 luglio 2024

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