Stato sociale altro che in declino. Purtroppo

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welfare state

Al contrario di quello che si pensa, il Welare State non è arretrato. Anzi… Per gentile concessione dell’autore, un estratto da “La verità, vi prego, sul neoliberismo”, libro di Alberto Mingardi, uscito da poco per Marsilio. Per una settimana, tutte le sere, sul nostro sito troverete un teaser, una piccolo boccone del libro appena uscito. Ecco la terza puntata.

Per i nemici del neoliberismo, la globalizzazione non è tanto un male in sé, ma un male nella misura in cui conduce all’erosione di quello Stato sociale che metterebbe sotto scacco. La tesi ha una sua verosimiglianza. Anche perché, neoliberisti o no, tutti i nostri politici utilizzano il vocabolario della «competitività» per giustificare questo o quel cambiamento legislativo. La stessa parola, competitività, ha uno strano ordito, viene da riflessioni che si sviluppano nell’alveo del management e della teoria d’impresa, è perfettamente applicabile a una singola ditta ma non è chiaro che cosa significhi per un intero paese. Diciamo che un atleta è più «competitivo» di un altro quando vogliamo dire che è in condizioni fisiche e di allenamento che gli consentono, ad esempio, di correre i cento metri più velocemente dell’avversario.

È vero esattamente il contrario di quel che si teme: che, cioè, le istituzioni dei paesi ricchi si sono adattate troppo poco alla sfida rappresentata dai paesi emergenti. Se osserviamo l’andamento della spesa pubblica in Francia, Germania, Italia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti a partire dal 1980 ciò che non è scomparso è sicuramente lo Stato sociale. Il punto di partenza è diverso: nel 1980 la spesa sociale era già il 21,8% del PIL in Germania mentre era solo il 12,8% del PIL negli Stati Uniti. In Germania, la crescita della spesa sociale ha visto un rallentamento negli ultimi anni: nel 1980 era il 21,8% del PIL nel 1980, nel 2016 è “solo” il 25,3% del PIL (in Francia era il 20,2 ed è passata al 31,5). Ma pur sempre di oltre un quarto del prodotto stiamo parlando!

Negli Stati Uniti la spesa sociale passa dal 12,8% del PIL negli anni ottanta al 19,3% nel 2016. Se la spesa sociale è cresciuta soprattutto con la presidenza Obama, persino durante gli anni di Ronald Reagan, che molto spesso aveva polemizzato con le welfare queens, grandi percettori di privilegi dal welfare state nonostante non si trovassero in condizioni di bisogno, la spesa sociale era rimasta costante, per cominciare un trend di aumento a fine anni ottanta.

In nessun caso si osserva però quella contrazione dello Stato sociale che viene imputata alla globalizzazione. In media, nei paesi OCSE la spesa sociale cresce dal 16% del 1990 al 21% del 2016.

Alberto Mingardi, La verità, vi prego, sul neoliberismo (Marsilio 2019)

(3.segue)

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