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Il fascismo ha rotto i cog***. Fate largo agli anarco-liberisti

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Il fascismo ormai è marketing per magliette e l’apologia di fascismo va in onda 50-100 volte al giorno in televisione nella pubblicità della serie Sky, sulle pagine dei giornali, negli scaffali delle librerie. Il fascismo è ovunque, è pervasivo, ormai è un prodotto di massa. Gli unici a ripudiarlo sono i suoi eredi, tutti gli altri lo cavalcano annoiandoci a morte. Un fenomeno locale legato al reducismo nazionalista, autarchico, corporativo, statalista, battuto dalla storia e dal tempo, ci viene incessantemente riproposto dalle piazze antifasciste in un rituale, per loro, salvifico e unificante. Ormai il vicino ignorante è fascista, se suonano i clacson siamo tra fascisti, se non stiamo a nostro agio al gay pride siamo fascisti, perché tutto quello che non piace è fascismo.

Ma per fortuna siamo entrati in piena fase Vannacci con il Generale Onorevole che, in un mondo dove il presidente Usa deve perdere tempo a sottolineare che esistono solo uomini e donne, aveva già dimostrato, forse involontariamente, con il suo Mondo al contrario che un’epoca stava finendo. Tra breve potremo tornare all’ovvio affermando con sicurezza che la pasta scotta fa schifo, le scarpe strette fanno male o che lo spettacolo di apertura delle olimpiadi Parigine era brutto, sgraziato e infarcito di una bolsa retorica woke e forse potremo corteggiare o essere corteggiati da una donna senza prima raccogliere o dare il consenso informato.

Sono bastati pochi giorni di presidenza Trump per capovolgere anni di propaganda wokista e cominciare ad abbattere il moloch insaziabile del debito pubblico semplicemente ponendosi una domanda sino ad oggi vietata: esiste un modo migliore di spendere il denaro pubblico? Recentemente ha fatto breccia nel dibattito europeo un inesistente distinguo tra debito buono e debito cattivo, artefice di questa distinzione è stato Mario Draghi, naturalmente un banchiere centrale, perché se avesse parlato un semplice banchiere l’unica distinzione che avrebbe fatto è quella tra un debito sostenibile e quello non sostenibile e se avesse parlato un banchiere d’affari, avrebbe parlato solo della capacità di quell’indebitamento di creare o meno valore.

Ma la realtà è che i banchieri centrali sono dei politici e pensano come politici, per loro il debito è uno strumento di consenso e quello buono è semplicemente la parte che non viene direttamente gettata nei mille rivoli delle clientele. Nelle parole dei banchieri centrali riecheggia sempre il mitico “moltiplicatore” grillino e la vulgata Keynesiana che inquina ogni ragionamento economico preso dai governi, nel voler dimostrare che il debito contratto ripagherà se stesso grazie agli straordinari investimenti generati. Per capire quanto questa opinione sia una fesseria basta vedere la crescita continua del debito e la stagnazione del Pil.

In questi giorni il DOGE, il dipartimento voluto da Elon Musk, è l’avamposto di una rivoluzione che si è data l’obiettivo di ridurre il debito Usa, attraverso l’incredibile volontà di risparmiare sulla spesa pubblica. Il risparmio atteso, apparentemente folle, di 4 miliardi di dollari al giorno per un anno, è una ipotesi che varrebbe circa 1460 miliardi di dollari, rappresentando solo il 4,41% del debito Usa pari a circa 33100 miliardi di dollari. In questa dimensione l’impossibile appare realizzabile, improvvisamente ci troviamo a parlare di ridurre il debito riducendo la spesa pubblica, mentre per anni ci dicevano che la spesa era incomprimibile e che la soluzione fosse solo l’aumento del Pil che, però, stagnava mentre il debito cresceva.

Naturalmente, ai soloni del debito, questa evidenza sfuggiva completamente mentre architettavano ogni espediente per sfuggire al patto di stabilità o alla logica, inseguendo il loro unico faro: il debito. Certo ridurre la spesa pubblica significa intaccare interessi e rendite di posizione, ridurre i dipendenti pubblici, eliminare le sovvenzioni a pioggia, rivedere le priorità di investimento, considerare il debito un pericoloso compagno di viaggio e non la soluzione gratuita di ogni desiderio. In Italia abbiamo visto in azione il perfetto Cottarelli, curriculum impeccabile alla Banca Mondiale e in prestigiose università, modestia e basso profilo unite ad uno spirito cosmopolita e poliglotta, insomma uno che piace a quelli che si piacciono. Risultati del suo lodevole impegno zero.

Ridurre il debito è un lavoro per brutti, sporchi e cattivi. gente che mette la tutela dei diritti del singolo al centro della sua azione, che non ha paura di tagliare rendite di posizione miliardarie, che se ne infischia dei dotti articoli dei giornali, gente capace di sfidare non l’impopolarità ma le minacce. Altro che fascisti, fate largo agli anarco-liberisti.

Antonio De Filippi, 7 febbraio 2025

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