Sono ore frenetiche sul dossier Mes, il meccanismo europeo di stabilità che divide la politica italiana ma in qualche modo anche la stessa maggioranza. Oggi il premier Giorgia Meloni è intervenuto al Senato in sede di replica dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Europeo e ha messo in serio imbarazzo il Movimento 5 Stelle. Il primo ministro ha infatti mostrato alle opposizioni il fax inviato all’allora rappresentante Massari da Luigi Di Maio in cui lo autorizzava a siglare il Mes.
“Il governo Conte alla chetichella ha dato l’assenso al Mes”, il j’accuse di Meloni a Palazzo Madama citando la mossa (di certo non a sua insaputa) di Di Maio. Come evidenziato dal premier, il governo guidato da Conte ha dato l’assenso alla riforma del Mes “contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia, e con il favore delle tenebre”. Ma non è tutto. Meloni ha evidenziato che il fax-gate risale al giorno dopo le dimissioni dell’esecutivo di Giuseppi, quando era in carica solo per gli affari correnti: “Capisco la vostra difficoltà e il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce. Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo”.
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L’ennesima figura barbina per il Movimento 5 Stelle, il cui operato è stato smascherato con un semplice fax, per di più siglato dall’odiato ex Di Maio, ora protagonista – si fa per dire – in Europa con un ruolo di prestigio. L’intervento di Meloni è stato accolto dalla standing ovation della maggioranza, con i deputati del centrodestra in piedi ad applaudire l’affondo del premier. Umore totalmente diverso tra le fila dell’opposizione, con i grillini visibilmente irritati e i dem parecchio afflitti. Ma già ieri alla Camera il presidente del Consiglio non aveva utilizzato troppi giri di parole: “Chi ha dato il consenso alla ratifica” del Mes “che oggi impegna anche noi? Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare e lo ha fatto un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore con un mandato firmato dal ministro Di Maio, senza mandato parlamentare, senza averne potere, senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre”. Con buona pace della solita cagnara strumentale della sinistra.