“Enrico Letta” potrebbe essere il titolo di un film in concorso a Venezia: costoso, noioso, inutile e soprattutto senza spettatori.
Così come la Rai è lo specchio del Paese, di cui anticipa gli orientamenti politici, così la mostra del cinema di Venezia è lo specchio della sinistra e ne anticipa il destino. Ecco, in questi giorni a Venezia è andato in onda il Pd show forzatamente elitario, lontano dalla gente e dai suoi problemi. Al punto che la grande novità è stata cambiare il logo: non più un leone maschio, bensì una leonessa. Roba da non credere.
I tre film che hanno attirato l’attenzione dei critici – a maggioranza di sinistra e quindi pure loro elitari e fuori dal mondo – sono pellicole che raccontano nell’ordine: la storia di una bambina che vuole diventare bambino, la storia di due innamorati cannibali e la storia del rapporto tra mamma e figlia trans; di fatto, una spacchettatura del decreto Zan sulla transfobia. Oltre ovviamente all’immancabile spruzzo di antifascismo…
Continua ascoltando il podcast di Alessandro Sallusti del 6 settembre 2022