Abdel Rahim al-Talib Muhammad, è un nome praticamente sconosciuto, ma ciò che ha fatto questo ragazzino di soli quattordici anni dovrebbe far riflettere molto seriamente. Abdel Rahim al-Talib Muhammad avrà anche solo quattordici anni, e sicuramente è stato mal gestito dagli adulti che lo controllano e hanno instillato in lui gocce di odio, ma è anche un piccolo campione di scacchi classificato alla posizione 47 su 215 giocatori presenti allo Junior World Cup dal quale si è ritirato per evitare di giocare contro un altro scacchista, un ragazzino come lui, solo perché israeliano.
“Ho deciso di ritirarmi perché mi rifiuto di giocare con un rappresentante di un paese immaginario che in realtà non esiste”. Questa è stata la sua dichiarazione alla stampa. Ma non è tutto, il passo compiuto dal giovane è stato molto apprezzato da blogger e politici mauritani che hanno visto nel suo ritiro un passo importante, significativo e di impatto, con la Lega Nazionale Mauritana a sostegno del popolo palestinese che ha deciso di onorare il giovane assegnandogli l’Ordine di Al-Aqsa e Palestina. Sembra, il condizionale è d’obbligo perché non ci sono notizie in merito, che considerando la giovane età dello scacchista la federazione mondiale degli scacchi, non abbia preso alcun provvedimento disciplinare nonostante il gesto antisportivo.
Un altro esempio recente, in passato ce ne sono stati numerosissimi, di come viene vissuto lo sport a certe latitudini, lo ha dato, e per ben due volte, il judoka algerino Fethi Nourine che si è ritirato dalle Olimpiadi di Tokyo per non correre il rischio di affrontare un atleta israeliano nel secondo turno. Nourine avrebbe dovuto competere al primo turno contro il sudanese Mohamed Abdalrasool, ma in caso di qualificazione il suo avversario sarebbe stato l’israeliano Tohar Butbul. Due anni fa, sempre a Tokyo durante i Mondiali, Nourine si era ritirato dalla rassegna iridata proprio per non affrontare lo stesso Tohar Butbul. La città di Tokio e Tohar Butbul saranno sicuramente diventati il suo incubo ricorrente.
Chi è rimasto con il cerino in mano è stato il sudanese Mohamed Abdalrasool che, dopo aver vinto l’incontro a tavolino, si è ritrovato nella triste situazione di dover affrontare l’israeliano. Niente paura, alla fine anche lui si è ritirato senza dare alcuna spiegazione.
Un silenzio olimpico che ancora grida vendetta. Sia Fethi Nourine che Mohamed Abdalrasool sono poi stati sanzionati dalla federazione internazionale di Judo, punizione a parte però hanno ricevuto elogi dal presidente del Comitato Olimpico Palestinese Jibril Rajoub che ha esortato altri atleti olimpici a seguire l’esempio.
Come possa il C.I.O. permettere e accettare dichiarazioni di questo tipo dal presidente di un comitato membro rimane un grande mistero, mistero che però non può essere giustificato considerando che lo spirito dello sport ne esce seriamente ferito, soprattutto dopo il precedente che ha riguardato gli atleti iraniani che, a causa delle pressioni del governo di Teheran che aveva imposto loro di non gareggiare in competizioni dove c’erano anche atleti israeliani, si sono dovuti ritirare dai tornei dove erano iscritti.
Nel 2019, sempre ai Mondiali di judo disputatisi a Tokyo, l’unica eccezione positiva è stata quella di Saeid Mollaei che si è ribellato all’ordine di dare forfait e ha continuato a gareggiare fino a perdere di proposito, come ha lui stesso rivelato, la semifinale contro il belga Matthias Casse perché in caso di qualificazione avrebbe dovuto affrontare l’israeliano Sagi Muki. Il judoka iraniano è poi fuggito in Germania per evitare ritorsioni da parte del governo di Teheran e recentemente, gradito ospite, ha difeso i colori della Mongolia in un torneo del Grande Slam che si è svolto a Tel Aviv, vincendo una meritatissima medaglia d’argento.
Ma la notizia più eclatante è proprio di questi giorni, arriva dall’Olanda e riguarda il calcio: lo sport più seguito in assoluto. La protagonista è il Feyenoord Rotterdam una delle squadre principali della Eredivisie, la federazione calcio olandese, che ha escluso dalle convocazioni il giocatore iraniano Alireza Jahanbakhshnei per gli incontri di UEFA Europa Conference League che vedrà la squadra di Rotterdam impegnata il 14 settembre in Israele e il 9 dicembre in Olanda contro il Maccabi Haifa FC.
Il giocatore non verrà convocato per questi due incontri al fine di evitare che lo stesso possa essere escluso dalle future convocazioni della nazionale iraniana in vista delle qualificazioni del mondiale in Qatar. Notizia che dovrebbe far seriamente riflettere i vertici del potere del calcio europeo e mondiale UEFA e FIFA.
Questo è solo l’ultimo esempio di odio nei confronti dello Stato di Israele, esempio di un’inaccettabile situazione che purtroppo sta diventando un’abitudine alla quale in troppi sembrano non fare più caso.
Tutto ciò nello sport non è normale, per disputare le Olimpiadi si fermavano le guerre, e chi si rende protagonista di questi atti dovrebbe essere messo alla berlina e seriamente censurato davanti all’opinione pubblica. La notizia della mancata convocazione del calciatore iraniano non ha avuto l’eco che meritava e, manco a dirlo, non c’è stata la levata di scudi che avremmo probabilmente visto se la cosa fosse successa a parti inverse.
Nel nascondere o ovattare questo tipo di notizie si diventa complici e ci si ricopre di vergogna, vergogna che oltre a colpire la squadra olandese, coinvolgerà anche la UEFA se non prenderà provvedimenti nei confronti delle federazioni che permettono questo stato di cose. Quando si firma un contratto professionistico si gioca dovunque sia necessario e contro chiunque esca nel sorteggio, perché lo sport è sport e non deve essere inquinato dalla politica e dall’odio.
Israele, come tutti in Medioriente, ha i suoi torti e le sue ragioni, ma non ha mai operato discriminazioni nei confronti di nessuno e delle sue minoranze in particolare, dato di fatto che non viene visto solo da chi non vuole vedere.
Molti sono i ragazzi di fede musulmana che crescono nelle squadre giovanili israeliane, e molti di loro, i più bravi, sono arrivati a giocare nella prima divisione, all’estero e anche nella nazionale che ha spesso avuto nella rosa giocatori arabo-israeliani, cristiani, musulmani o di altri credi. Salim Tuama e Mu’nas Dabbur, tanto per fare due nomi, arabo israeliani di fede musulmana, sono cresciuti come atleti in Israele, giocano all’estero e fanno parte della nazionale dello Stato Ebraico.
Michael Sfaradi, 13 settembre 2021