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Il fiasco del telegrillino Scanzi

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Ci fu un tempo quando il leader piddino Pierluigi Bersani veniva sbertucciato in diretta streaming dai grillini assetati di onestà. La controfigura di Maurizio Ferrini, degno erede del più grande Partito Comunista d’occidente, trattato a pesci in faccia dai parvenu di Grillo: Roberta Lombardi, Vito Crimi, e l’Italia intera rideva, incredula, compiaciuta, sconsolata. Ma, per dirla come la Paola Taverna, “era un altro momento”.

Poi le cose cambiano e come se cambiano e la sintesi del nuovo momento è la seguente: i grillini entrano nei palazzi del potere, si convertono a tutti i vizi possibili, dall’allergia per le auto blu passano alla difesa dell’auto blu per la morosa del premier Giuseppi, il potere, come diceva quello, logora, gli ozi, come sapeva Annibale, infiacchiscono, la setta grillara si sfarina e il Pd, erede del mejo comunismo democratico, si mette a fagocitare i giovani scavezzacolli per digerirli con la mollezza di un pitone.

Era un altro momento: poi verrà il momento delle convergenze parallele, per carità non chiamatele inciuci, chè si offendono. E le convergenze vanno celebrate come si deve, ciascuno ha i suoi officianti, i 5 Stelle hanno il Fatto con tanto di emittenza televisiva che sarebbe La Nove dove, prodotta da Loft, ci si esalta con Accordi e Disaccordi, sorta di Porta a Porta, di Che Tempo che fa grillino con Andrea Scanzi e Luca Sommi nel ruolo di padroni di casa. Peccato solo i riscontri siano lievemente divergenti. Più disaccordi che accordi, e dire che l’ultima puntata, del 2 dicembre, aveva il più eccitante dei menu: proprio l’amico del giaguaro smacchiato Bersani, uno di quelli che hanno in testa un’idea meravigliosa, si chiama patrimoniale, e poi il ritroso, schivo Massimo Galli, immunologo in una delle sue rarissime apparizioni televisive, proprio strappate con la forza; anche lui ha in testa una idea meravigliosa, si chiama lockdown hard.

Roba calda coi due virgulti del comunismo d’antan: ma poi, dico, vuoi mettere le domande serrate, lo stile informale ma senza sconti dei due conduttori? E chi se lo perde? Disgraziatamente, se lo sono persi in massa. A legioni proprio, a emorragia di ascolti: 1,9%, roba da televisione condominiale. Ma come si spiega ‘sto fatto? E sì che non mancava la partecipazione straordinaria di Marco Travaglio, uno che quanto ad epifanie è ancor più tirato di Galli e di Burioni, roba che Lucio Battisti gli avrebbe spicciato casa. Niente: 1,9%. No, dico: uno e nove percento: incredibile! (la citazione qui è raffinata, chissà chi la coglierà)

Però che brutto paese che siamo: ma lo vogliamo capire o no che Scanzi è il più amato dagli italiani social? Che è un fenomeno, l’Uomo Ragno, la rockstar del giornalismo? E poi che fai, gli dai manco il 2%? Più follower che spettatori: funziona così, che peccato, che disdetta. E non è da dire che Accordi e Disaccordi funzioni come il memorabile “Orizzonti della scienza e della tecnica”, una martellata in nuca di Fantozzi ai titoli di testa: qui si fa la storia televisiva, signori, qui si educa e si rieduca il popolo, si recuperano amici, momenti, si tracciano alleanze, c’è venuto pure il capo Giuseppi e Scanzi si è fatto il selfie con Giusy che teneva il suo libro su Salvini cazzaro verde: roba istituzionale, di classe, raffinatissima.

Proprio vero: da un grande potere mediatico derivano grandi responsabilità. Solo che il pubblico, a quanto pare, non se ne accorge: negazionisti di merda. Vedi però come cambiano le cose: Travaglio voleva fare “la nuova destra liberale montanelliana” e si schiera con Fratoianni sulla patrimoniale, i novax diventano supervax, gli antiautoblu ci salgono e non ne scendono più, il notav è morto, il notax è morto e anche il noMes non si sente troppo bene.

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