L’ennesima notizia che smaschera il fondamentalismo green, l’ennesima testimonianza degli effetti controproducenti di un certo orientamento talebano. Tra bugie e verità mascherate, il mondo delle auto elettriche attraversa una fase piuttosto delicata a causa della brusca frenata del mercato. Stati e case produttrici hanno messo in stand-by piani e progetti, mentre aumentano esponenzialmente le immatricolazioni di vetture a benzina e diesel. Ora arriva un aggiornamento che conferma le criticità del settore: i principali porti europei stanno registrando una situazione caotica a causa delle migliaia di auto alla spina cinesi che stanno sbarcando nel Vecchio Continente.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, nel mese di febbraio è sbarcata la prima nave Byd con ben 7 mila auto elettriche. Ma si tratta solo di una prima tranche: nel prossimo periodo è attesa una vera e propria invasione di modelli made in China. Qual è il problema? Che i produttori scambiano i moli dei porti come dei parcheggi di lusso: lì, infatti, le macchine possono rimanere in stand-by fino a un anno e mezzo. E la spiegazione è semplice: il mercato va a rilento e la richiesta è nettamente inferiore rispetto alle previsioni. Altro dato da aggiungere è la carenza di autotrasportatori, che contribuisce alla dilatazione dei tempi, tanto da congestionare i porti.
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Il direttore del porto di Anversa-Bruges non utilizza troppi giri di parole: “I distributori di automobili utilizzano sempre più spesso i parcheggi del porto come deposito. Invece di immagazzinare le auto presso i concessionari, queste vengono ritirate al terminal automobilistico”. Il rischio è quello di intasare i porti del Vecchio continente, le testimonianze si moltiplicano. In Germania, al porto di Bremerhaven, è stata registrata una permanenza più lunga del solito delle vetture nelle strutture, specialmente dopo il taglio degli incentivi previsto dal governo.
Nonostante la situazione, i colossi cinesi dell’elettrico sono in pressing sul Vecchio Continente. Da Byd a Chery, passando per Saic e Great Wall, le grandi aziende hanno aumentato le esportazioni del 58 per cento su base annua. E c’è persino chi mette nel mirino la Tesla, che sarebbe trattata con i guanti: “La mancanza di camion è un problema molto comune, molti veicoli sono stati prenotati da Tesla. Qualsiasi nuovo marchio deve affrontare questo problema: se non avete i numeri e consegne regolari, allora non sarete i migliori clienti delle aziende di autotrasporto”, la versione di una fonte.
Massimo Balsamo, 12 aprile 2024
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