Ora, sebbene io, a differenza dell’anarco-capitalista Hoppe, non penso che si possa fare a meno di ciò che comodamente definiamo Stato, seppur cercando sempre di limitarne il perimetro, cionondimeno condivido appieno le sue preoccupazioni sul futuro dei sistemi democratici: “Temo che i politici abbiano imparato da questa esperienza che un panico pubblico può essere fabbricato sulla base di poco più di alcune statistiche sanitarie abilmente manipolate e che questo panico può essere usato per espandere il proprio potere fino al limite massimo di un controllo quasi totalitario; e quindi, data la megalomania tipica dei politici, non solo trascineranno l’attuale modalità di panico il più a lungo possibile, ma saranno incoraggiati a ricorrere di nuovo alle stesse o simili misure totalitarie in futuro, se ritengono che sia il momento giusto per farlo.”
Momento giusto che, ahinoi, è scandito dal susseguirsi delle varianti di un virus sempre meno letale ma particolarmente adatto a rinvigorire la più antica inclinazione della nostra specie: il controllo dell’uomo sull’uomo.
Claudio Romiti, 3 agosto 2021