Il dado è tratto: gli Stati Uniti non si opporranno all’invio dei caccia F-16 all’Ucraina. Anzi, l’esercito americano sarà pronto ad addestrare i soldati della resistenza già a partire dalle prossime settimane. È questo lo scenario che si realizzerà dopo il G7 di Hiroshima, dove stasera sarà atteso anche il presidente Volodymyr Zelensky, dopo la sua prima visita nelle scorse ore a Gedda, in Arabia Saudita, invitato dal principe Mohammed bin Salman al vertice della Lega Araba.
La posizione Usa sugli F-16
Si tratta di una grande vittoria per Kiev. Ormai da febbraio di quest’anno, infatti, Zelensky ha più volte intimato i propri alleati a fornire i caccia F-16, seguendo l’esempio portato avanti dalla Polonia con l’invio dei propri Mig-41. Proprio tre mesi fa era lo stesso Biden ad affermare che l’Ucraina non aveva bisogno degli F-16, fino ad arrivare alle dichiarazioni del consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, il quale invece non aveva escluso totalmente la possibilità che la Casa Bianca potesse procedere all’invio di queste forniture. Quarantotto ore fa, era anche il New York Times a lanciare un’indiscrezione: Washington non sarebbe stata favorevole né per l’addestramento, né per l’invio degli F-16. E invece le decisioni del G7 hanno smentito pari passo questa tesi.
Sullivan e numerosi membri dell’amministrazione Biden hanno specificato che “durante l’addestramento, la nostra coalizione di Paesi deciderà quando fornire i caccia, quanti e chi lo farà“. Una politica, quindi, che farebbe cadere il muro alzato in queste ultime settimane, quando era la stessa Casa Bianca ad imporre agli Stati europei di non fornire all’Ucraina i caccia F-16. “Ora che abbiamo consegnato tutto ciò che avevamo detto di consegnare – ha affermato Sullivan – abbiamo raggiunto il momento di guardare in fondo alla strada e dire di cosa l’Ucraina avrà bisogno, come parte di una forza futura per essere in grado di difendersi dall’aggressione russa. Gli aerei da combattimento F16 di quarta generazione ne fanno parte“. Tuttavia, ha aggiunto, “la nostra opinione è che non è questo il momento dell’utilizzo degli F16 nei combattimenti”.
La svolta del G7
C’è da stabilire, però, fino a quanto la mutazione americana sia stata volontaria. Ormai gran parte del Vecchio Continente è da mesi favorevole ad un incremento degli aiuti militari a Kiev. In particolare, Belgio, Olanda, Danimarca, fino ad arrivare al Regno Unito, dove il primo ministro Sunak si è fatto il vero portavoce della causa, cercando di convincere l’amministrazione Usa per la condivisione della tecnologia. Ci sarà da vedere anche la reazione della Russia, visto che l’invio degli F-16 è stata tra le principali linee rosse tratteggiate da Putin, affinché la guerra in Ucraina non si trasformi in un conflitto globale.
Per approfondire:
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Nel frattempo, durante la giornata di oggi, Zelensky incontrerà per la prima volta il premier indiano Modi. Nuova Deli è tra le principali potenze che non hanno ancora assunto una posizione chiara, netta e definitiva contro l’aggressione russa. Anzi, molte volte, sono proprio le forniture di Mosca (che non arrivano direttamente in Ue) a passare per l’India, che poi da intermediario le rivende a prezzi decisamente più elevati all’Europa. L’india, quindi, sta ricoprendo una vera e propria posizione da cuscinetto tra l’Occidente e la Federazione, caratterizzandosi nei fatti per quella ambiguità che interessa pure la vicina Pechino. L’obiettivo di Zelensky sarà quello di chiedere un maggior impegno nel conflitto, così come è il caso di Brasile, presente come osservatore al G7.
Matteo Milanesi, 20 maggio 2023