Ma gli ucraini, dunque, quali speranze hanno? “In quattro settimane di combattimento gli ucraini, evitando sempre uno scontro in campo aperto che avrebbe impegnato forze ingenti, hanno optato per una difesa mobile organizzata su una serie di azioni di fuoco improvvise e rapidi sganciamenti – dice il generale a Libero – che ha avuto l’effetto di ridurre le capacità operative russe forse di un trenta per cento, rallentando un’operazione che nelle previsioni sarebbe dovuta essere travolgente”. Il problema è che le armi leggere, quelle controcarro e antiaeree che stiamo mandando a Kiev potrebbero non bastare. “Non saranno sufficienti – conclude Bellinzona – Nel caso più favorevole, questioni logistiche e modalità di consegna a parte, ogni altra alternativa da un lato implica inevitabili problemi di tempo e di addestramento degli Ucraini all’uso di nuovi sistemi d’arma, dall’altro la disponibilità di sistemi d’arma ancora più distruttivi rischia un’immediata ritorsione russa con aggravamento del conflitto del quale, di nuovo, l’Ucraina pagherebbe il prezzo più alto in termini di vittime, profughi e infrastrutture”.