Nel ‘Piano strategico del turismo 2023-2027’, varato pochi mesi fa dal Governo, si legge quanto segue: “Un fattore non trascurabile è la flessibilità della locazione turistica, in grado di costituire una disponibilità di sistemazioni temporanee nei casi di richiesta stagionale o di flussi eccezionali. Significativo è stato il ruolo giocato da tali locazioni nell’ospitare personale sanitario o individui in quarantena durante la pandemia da Covid-19”.
Si legge, inoltre, nel Piano: “L’ospitalità extra-alberghiera rappresenta una ricchezza per il nostro Paese, poiché essa permette l’accoglienza in località dove non esistono strutture alberghiere; attrae fasce di utenti che altrimenti viaggerebbero meno spesso, aumentando così il bacino di accoglienza in tutta Italia; consente alle famiglie italiane di integrare il proprio reddito o di averne uno in un periodo in cui l’economia stenta a garantire un lavoro; arricchisce il mercato offrendo ai viaggiatori più scelta, prezzi più vantaggiosi e qualità superiore”.
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Il governo, insomma, dice che le locazioni brevi – che rappresentano ‘un’esplicazione del diritto sulla proprietà privata, sancito dalla Costituzione’ – sono preziose per molte ragioni, specie nelle aree interne, e svolgono anche un’importante funzione economica e sociale. Perché, allora, ha deciso di penalizzarle attraverso una maggiore tassazione?
Giorgio Spaziani Testa, 7 novembre 2022
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