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Il governo ammette: “Abbiamo 28 milioni di vaccini in scadenza”

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Come si suol dire, alla fine i nodi vengono sempre al pettine. Dopo aver acquistato una valanga di vaccini, il nostro “modello” di contrasto al Covid-19, che tutto il mondo ci invidia, sta mostrando le sue enormi voragini sul piano della logistica. Logistica che, soprattutto nel settore pubblico, ha sempre rappresentato un elemento particolarmente carente, ad essere gentili.

In particolare, dopo aver acquistato un numero spropositato degli stessi vaccini – oramai quasi del tutto inefficaci, dal momento che sono tutti tarati sul virus di Wuhan -, oggi il sistema sanitario nazionale sta cercando disperatamente di regalarli ai Paesi più poveri, prima che la montagna di quelli che ci sono rimasti sul groppone vadano in scadenza.

Durante una conferenza stampa tenutasi al ministero della Salute, il generale Tommaso Petroni, direttore dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale e il contrasto alla pandemia, si è così espresso: “Sono 28 milioni le dosi di vaccino anti Covid che scadono a fine anno e abbiamo fatto ogni sforzo per donare il più possibile: siamo arrivati a 60 milioni e siamo in costante contatto per donarne più dosi possibili”.

Tutto questo si lega ad un ampia inchiesta trasmessa il 20 giugno da Report, in onda su Rai3, nella quale si era scoperto che nell’hub di Pratica di Mare, alle porte di Roma, dove vengono stoccati gli stessi vaccini per essere poi spediti alla Regioni, erano giacenti ben 15 milioni di dosi di Pfizer, Moderna e Novavax. Forse è anche per questo che il ministro della Salute, il mortifero Roberto Speranza, sta conducendo una sua personale, incessante campagna estiva in favore della quarta dose da inoculare persino ai cani e ai gatti di casa.

D’altro canto, vorremmo sommessamente ricordare, i geni che insieme a Speranza hanno condotto finora la strategia di contrasto ad un virus banale per almeno il 96 per cento della popolazione, dopo aver acquistato fino al 2021 183 milioni di dosi, hanno pensato bene di aggiungerne altre 138 milioni, per un totale di circa 331 milioni costosi vaccini. Una quantità tale di sieri da poter “immunizzare” l’intera popolazione vaccinabile per almeno 7 volte.

Tutto questo senza che nessuno scienziato-stregone del Comitato tecnico-scientifico avanzasse alcuni dei dubbi sollevati a suo tempo dal compianto premio Nobel Luc Montagier e dal nostro illustre Giulio Tarro, i quali hanno più volte segnalato la difficoltà di realizzare vaccini per i virus a Rna, come per l’appunto è il Sars-Cov-2, in quanto la velocità con cui questi ultimi variano rende rapidamente obsoleti i medesimi vaccini.

Ciò, in soldoni, non può che tradursi nello sport in cui l’Italia vanta un indiscusso primato: il getto dei quattrini del contribuente nello sciacquone, con relativo danno erariale. Un danno erariale che in questo caso risulta colossale e di cui prima o poi Speranza & company dovranno rendere conto, insieme al pasticcio delle mascherine e dei banchi a rotelle di Arcuri. Il 25 settembre si avvicina a grandi passi e la prospettiva di una sacrosanta commissione d’inchiesta su un tale scempio economico ed organizzativo si fa sempre più reale. Staremo a vedere.

Claudio Romiti, 9 settembre 2022