Politica

Il governo che verrà: il piano Meloni in 4 punti

Il premier a 360° in conferenza stampa: dal Mes a Pozzolo, schiena dritta e mea culpa sull’immigrazione

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È stata una conferenza stampa lunga, ricca di spunti e di notizie, in cui non sono mancate conferme, smentite e giornalisti alla ricerca di un po’ di visibilità attraverso l’attacco diretto al premier. Giorgia Meloni non si è tirata indietro di fronte alle domande più scomode, mentre sui quesiti prettamente economici le risposte arriveranno con il tempo. Massima fiducia nei confronti dell’azione del governo, ma anche sagacia nel traccheggiare e dimostrare animo da statista di fronte ai dossier più delicati, a partire dai balneari. “La lettera di Mattarella non resterà inascoltata”, la promessa della leader di Fratelli d’Italia.

Uno dei passaggi più interessanti della conferenza stampa è stato anche uno dei più attesi, ossia sul caso Pozzolo. Meloni ha stigmatizzato senza mezzi termini l’azione del deputato, confermando di aver chiesto la sua sospensione dal partito: “Ho chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione garanzia dei probiviri di FdI e che nelle more del giudizio venga sospeso”. Interessante anche il richiamo al suo partito e alla necessità di fare un passo avanti per evitare il ripetersi di situazioni simili: “Sulla classe dirigente del mio partito mi limito a dire che non son disposta a fare questa vita e ad assumermi queste responsabilità se le persone intorno a me non sono disposte a condividere queste responsabilità. Su questo intendo essere rigida”. Una grande dimostrazione di buon senso.

Sul caso Anas-Verdini, Meloni ha fatto quadrato con Salvini, ribadendo che il suo vice non dovrà riferire in aula in quanto non chiamato in causa. Altrettanto buon senso è stato manifestato sul terzo mandato di sindaci e governatori, invocando l’intervento delle Camere: riflettori accesi sul metodo, cosa non scontata considerati i precedenti. Sicuramente più muscolare il suo giudizio sul caso Degni: “Non spetta a me dire cosa dovrebbe accadere, ma da premier mi spetta una valutazione sulla gravità di quanto accaduto. Non è il fatto in sé la cosa più grave, un giudice della Corte dei Conti che spera nell’esercizio provvisorio, ma la cosa più grave è la sfrontatezza. Mi colpisce molto che nessuno a sinistra ha detto qualcosa, due parole su questo tema, nemmeno Gentiloni che lo ha nominato, o Elly Schlein”.

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Le stoccate alla sinistra sono state numerose, risposte puntuali e tutt’altro che strumentali. Una delle notizie più interessanti è l’apertura a un confronto pubblico con la leader dem Elly Schlein, già “in fuga” da Atreju. A proposito di dem, merita considerazione la riflessione sulla Rai e sulla nenia di Telemeloni: il premier ha parlato giustamente di riequilibrio, dopo anni in cui la sinistra ha occupato i gangli di viale Mazzini. E un messaggio ai soliti soloni rossi: “Ho letto accuse di regime. Ma al tempo del governo Draghi io ero all’opposizione, ed è stato l’unico caso in cui l’unico partito d’opposizione non era presente dentro il Cda, una cosa mai accaduta e che mai accadrà. Non sentii parlare di regime”. Un tono sempre sereno, senza fuochi d’artificio ma con grande serietà anche nelle risposte più ironiche, come la presa per i fondelli dedicata al M5s di Giuseppi e all’utopia di abolire la povertà.

Apprezzabile, infine, il mea culpa sull’immigrazione, ma le scuse non sono sufficienti: serve un cambio di passo per non affrontare più emergenze come quelle registrate in più di un’occasione nel 2023.

Massimo Balsamo, 4 gennaio 2023

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