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Un governo sintesi tra l’autoritario e il ridicolo

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Ci sono tre tipi di governo: liberale, autoritario, ridicolo. In Italia c’è il governo del quarto tipo che è la sintesi tra l’autoritario e il ridicolo. Al principio della crisi sanitaria, l’esecutivo del professor Conte ha mostrato il suo volto dispotico trasformando l’epidemia circoscritta in una crisi istituzionale assumendo di fatto “pieni poteri” e negando la Costituzione. Con l’approssimarsi della fantomatica Fase 2 la “democrazia dittatoriale” voluta dal Pd e dal M5s ha mostrato il suo volto ridicolo i cui simboli, scegliendo fior da fiore, sono: da un lato il commissario Arcuri e dall’altro l’idea di andare in spiaggia con la mascherina e praticare non solo il distanziamento fisico ma anche quello acquatico.

Il commissario Arcuri è l’autore di un capolavoro assoluto: avendo in mano tutto ma praticamente tutto  – domanda, offerta, prodotto, produzione, distribuzione –  è riuscito nell’impresa impossibile di sbagliare il prezzo delle mascherine con la conseguenza che le mascherine sono introvabili. Non contento ha pensato bene di prendersela prima con i liberisti da divano e poi con farmacisti e distributori. Il risultato è che il commissario all’emergenza è diventato esso stesso un’emergenza e se non si dimetterà tra poco oltre alle mascherine spariranno anche le farmacie.

Il distanziamento acquatico non è meno esilarante: gli ombrelloni saranno distanti tipo isola deserta, il villeggiante avrà la mascherina e il bagnante dovrà tenere una distanza di sicurezza con l’altro bagnante mentre il bagnino sulla spiaggia misurerà ad occhio le distanze e sarà pronto ad intervenire se un’onda dovesse sospingere i bagnanti gli uni verso gli altri. Sembra satira ma è realtà. Del resto, quando un governo non fa altro che creare task force di “esperti” che hanno il compito di dettare nientemeno che regole, norme, leggi alla Vita stessa come se ne fossero i padroni assoluti è scontato che il contrappasso dantesco si manifesti subito nelle loro decisioni. La stupidità è il contrassegno delle pretese assurde.

Tuttavia, la stupidità di governo non è il frutto di un arbitrio. Ci vogliono anni di studio, di mestiere, di applicazione per diventare così “esperti” e così “competenti”. Ennio Flaiano lo diceva con un aforisma dei suoi che è davvero folgorante: “Il cretino si è specializzato”. E cos’è la pretesa assurda del governo autoritario-ridicolo del professor Conte e del Pd-M5s se non il convincimento profondo della cultura politica iperstatalista che le vite degli uomini e delle donne, delle famiglie, delle aziende, dei commerci e di chiunque si dà da fare debbano essere regolamentate in ogni minimo dettaglio, in ogni respiro, in ogni piacere, in ogni affetto, in ogni dovere, in ogni soffio di libertà?

Ci vogliono anni di studio per raggiungere questi risultati disastrosi. Sì, perché alla base di queste idiozie vi è la pretesa intellettualistica e progressista che le scienze sociali debbano governare il mondo mentre il mondo – come dimostra in modo esemplare la stessa vicenda del Covid-19 – semplicemente se ne sbatte delle scienze sociali e dei loro maldestri interpreti. Ricorderete che solo qualche tempo fa vi era la barbosa questione dello scontro tra élite e popolo che era una sorta di riedizione riveduta della messa in stato d’accusa della Casta da parte dell’Anticasta grillina.

In questa nuova edizione della antica lotta di classe del marxismo l’élite dovrebbe essere la classe borghese, colta, esperta, sapiente o, come si dice oggi, competente, mentre il popolo sarebbe la classe proletaria, incolta, amorfa, la massa. Ma, ormai, queste distinzioni lasciano il tempo che trovano perché qui tutto è diventato massa. Il proletario è un piccolo borghese impoverito e il borghese è un proletario benestante. Non solo perché l’Anticasta grillina è diventata Casta – tanto che il professor Conte definì sé stesso “avvocato del popolo” al tempo del governo con quel lupacchiotto fessacchiotto di Matteo Salvini – ma soprattutto perché non c’è più alcuna élite che sappia per davvero quale sia il suo compito, il suo ruolo, la sua missione direi: conoscere lo stesso limite delle competenze.

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