Giuseppe Prezzolini diceva che gli italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi; e gli uni intanto prosperano in quanto ci sono gli altri che li fanno prosperare. Pur nella sua icasticità, la formula presente nel “Codice della vita italiana” aveva il pregio di fotografare certi caratteri nazionali di lunga data che non si può certo dire che siano oggi scomparsi. Certo, il nostro mondo è molto più interconnesso e rapido nei mutamenti di quello in cui viveva Prezzolini, e può capitare di vedere anche, nel giro di pochi anni, dei fessi farsi abbindolare da un capocomico e imparare presto il mestiere di furbo. Così come anche il fesso rendersi conto in tempi brevi di essere stato gabbato e quindi non fidarsi più, ad esempio di certi ex primi ministri alla ricerca di un consenso ormai per loro irrimediabilmente perduto.
Furbi incapaci
Fatto sta, che una certa tendenza a considerare gli altri tonti e se stessi dritti non solo permane, ma a me sembra particolarmente pronunciata in questa fase storica e con questo governo. Un governo di incapaci, che non sa come affrontare problemi troppo grossi per le proprie capacità e che perciò vive alla giornata. Sperando che lo stellone italico presto possa risolvere tutto e loro, grazie alla comunicazione e alla stampa amica, possano passare per i salvatori della patria pur senza aver mosso un dito e anzi, là dove sono intervenuti, combinando solo pasticci. Tanto gli italiani, appunto, si bevono tutto!
Ad esempio, la bontà del “modello italiano”, che tutti ci copierebbero, sconfessato ampiamente dai numeri, nudi e crudi; oppure, i “ristori” e i fantastilioni sempre in arrivo, ma che mai si concretizzano nelle nostre tasche sempre più leggere; oppure i “piani di rinascita” (se solo conoscessero un po’ di storia!) che ci porteranno d’incanto ad essere una delle potenze mondiali, più di quanto, grazie a loro che hanno messo ko il “truce” Salvini, già non lo siamo E gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Ovviamente, appena le cose girano male, la colpa è degli italiani, che si sono “assembrati”, che non sono stati adeguatamente “resilienti”, che si son tolti la mascherina.
Italiani trattati come bambini
Come tutti i furbi, anche questi di ultima generazione, nel pensare di saperla più lunga degli altri, cioè dei fessi, non hanno timore a trattarli come bambini: a mancare loro di rispetto entrando nelle loro case o via Facebook senza preavviso e anzi spostando gli orari a capriccio; a usare una retorica mielosa fatta di promesse e velate minacce al tempo stesso; a cambiare continuamente e fino all’ultimo le carte in tavola e impedendo loro di fatto di organizzare le proprie attività e le proprie festività. L’importante, pensano, sia fare “ammuina”, far vedere di star facendo anche se poi quel poco che andrebbe fatto, compreso un discorso di verità agli italiani, non lo siamo (e pazienza se l’Egitto e la Libia ci umiliano sotto il naso!). Talmente fessi gli italiani, secondo loro, da poterli facilmente “distrarre”, quasi fossimo in un quiz televisivo, con premi “ricchi” (si fa per dire) e cotillons per chi fa il “bravo” non usando il contante oppure decidendo di dismettere la macchina e muoversi in monopattino (sic!).
Sottobosco
Quanto alla “trasparenza” dei bandi e delle decisioni prese, quello è proprio un optional: ognuno al suo posto, non si disturbi il manovratore! Intanto, l’importante è preservare il potere; vendere fuffa sempre nuova; distribuire prebende; fare caballeros in una delle tante task force che prosperano gli amici e gli amici degli amici; piacere alla gente che piace, ad esempio facendo progettare loro gazebo per la vaccinazione e loghi surreali mentre non ci sono addetti a sufficienza e non si sa nemmeno se saremo in grado di procurarci aghi, siringhe, e quant’altro.
Per fortuna, due elementi lasciano qualche residua speranza: uno fattuale e uno teorico. Nei fatti, a me sembra che i furbi abbiano trovato uno che si crede più furbo di loro che li sta smascherando; in teoria, il troppo furbo finisce sempre per essere il vero fesso se non capisce che non può tirare troppo la corda, soprattutto se lo fa sulla pelle o col portafoglio degli altri.
Corrado Ocone, 16 dicembre 2020