La Ripartenza

Maggioranza Ursula? Adios

“Il governo Meloni? Perché la svolta saranno le europee”

La mia intervista a IlGiornale: La Ripartenza, il Mes, le scelte del governo e le prossime elezioni Ue

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La Ripartenza, atto quinto. Ormai è un appuntamento fisso. Il 7 e l’8 luglio, al teatro Petruzzelli di Bari, Nicola Porro torna ad animare la due giorni che mette al centro il Sistema Italia. Due panel (uno sul lusso e uno sull’industria), una tavola rotonda sul futuro del governo Meloni, una pièce teatrale, gli immancabili appuntamenti con Vittorio Sgarbi e Giuseppe Cruciani. Il tutto seguendo un solo comandamento: liberi di pensare. Sempre guardando al futuro. “Non bisogna mai pensare che tutto sia già ripartito – spiega il vice direttore del Giornale – perché questo è un Paese con problemi che si sono accavallati negli ultimi anni e che vanno assolutamente risolti”.

Nicola, a questi problemi “interni” se ne stanno aggiungendo altri che vengono da fuori. Penso alle incredibili normative comunitarie su transizione ecologica, automotive, packaging, ma anche alla politica dei tassi della Bce. Cosa rischiamo?

“Un mix micidiale. Perché, oltre alle arretratezze passate, l’Italia si trova a fare i conti con ulteriori problemi di ‘natura bruxellese’. Sebbene stiamo crescendo più degli altri Paesi europei (dato sicuramente positivo), dovrebbe innanzitutto preoccuparci la riduzione della produzione industriale. Siccome il nostro è un Paese industriale, questo è il primo segnale da tenere d’occhio. Dobbiamo stare attenti a non farci fagocitare.”

 

Come si comporta il settore del lusso in questo contesto?

“È uno dei campi con margini superiori. Nel panel, che dedico a questo tema, racconto quattro declinazioni diverse: il lusso di Moncler, che è relativamente recente e riguarda un’azienda risollevata dal genio imprenditoriale di Remo Ruffini; il lusso tradizionale di Diego Della Valle, primo grande marchio a inventarsi brand di consumo lussuoso; la tradizione italiana dell’agroalimentare con i Frescobaldi e, infine, la finanza con Marco De Benedetti. L’Italia ha grandissime capacità artigianali e imprenditoriali ma i nostri brand sono ancora troppo piccoli rispetto ai competitor. E questo è un enorme problema perché la dimensione, che nel lusso è globale, è importante.”

Di chi è la colpa?

“In Italia il settore del lusso si è sempre fondato sull’intuizione e il genio di alcune famiglie imprenditoriali. Altrettanta genialità, queste famiglie non sono forse riuscite a tradurla nella dimensione dell’azienda. Ci sono delle eccezioni, come Frescobaldi. Ha un’azienda bellissima che ha resistito per trenta generazioni e nelle ultime due è riuscita a raggiungere un rilievo internazionale.”

Oggi un imprenditore cosa chiede alla politica?

“Uno: la stabilità. E su questo il governo Meloni ha tutte le carte in regola per poterla garantire. Due: la semplificazione di regole, norme e comportamenti. E, poi, tre: una fiscalità competitiva.”

Il governo sta lavorando proprio alla riforma fiscale…

“Misure di buonsenso ma non rivoluzionarie.”

È poco?

“Abbiamo vincoli di bilancio fortissimi, quindi non è facile. Anzi, forse è addirittura impossibile, visto il debito che ci ritroviamo.”

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Torniamo sempre ai vincoli che ci legano. La Meloni ha il potere di cambiare qualcosa?

“Il punto di svolta saranno le europee. Saranno ancora più importanti delle politiche. Nel 2024 si deciderà, infatti, se buttare in mare la scandalosa maggioranza Ursula che è stata la peggiore degli ultimi decenni e che ha creato un ambiente ostile alle imprese.”

Quali vantaggi potremmo avere da questo cambiamento?

“Uno è esterno, macro. Avremmo cioè un’Europa più liberale e meno socialista, statalista e climatista. Il secondo è nazionale. La vittoria di conservatori e popolari rafforzerebbe la Meloni che oggi non ha un’opposizione parlamentare radicata e strutturata ma solo una potenziale opposizione europea.”

Capitolo Mes: firmare o no?

“Intanto c’è un elemento di tatticismo che può essere un elemento negoziale interessante. Dal punto di vista pratico il Mes è un’assicurazione che riguarda Stati indebitati e banche che possono fallire. Noi diciamo di non volerlo utilizzare come Stato indebitato. Sappiamo che le nostre banche stanno meglio di quelle europee, quindi non vogliamo pagare un premio assicurativo per il possibile fallimento di altri. È un atteggiamento molto utilitaristico che comprendo. L’Europa di oggi ragiona tutta così, come abbiamo visto sulle politiche green e sull’immigrazione.”

Sin dalla prima edizione hai scelto il Petruzzelli, un luogo di cultura. Perché?

“I grandi temi economici di cui abbiamo parlato necessitano di una formazione culturale per comprenderne gli aspetti critici. Capire che i tassi di interesse negativi, che hanno deciso le banche centrali di tutto il mondo, potessero portare all’inflazione, questa è cultura. Sapere che le politiche di decrescita felice che ci vogliono imporre ci riportano nel buio del Medioevo, è ancora cultura. La nostra è una grande battaglia culturale, oltre che economica e politica. Solo i marxisti pensano che i fatti dello spirito derivano dall’economia. Non si può non fare cultura.”

Il tuo sito, nicolaporro.it, va molto bene. Poi ci sono Quarta Repubblica e ilGiornale. Dove ti vedi in futuro?

“La mia idea è di suonare i tasti dell’informazione attraverso tutti gli strumenti che ho a disposizione. Quello più approfondito del giornalismo, quello dell’editoria con i libri, quello digitale più giovane e quello televisivo per il grande pubblico. Un giornalista deve saper parlare diversi linguaggi, anche per raggiungere più pubblico possibile. Ci sono varie comunità, varie tribù da incontrare e alle quali parlare. La Ripartenza è fondamentale perché non esiste il digitale senza il fisico. La virtualità ha poco senso se poi non c’è il calore di un pubblico che ti applaude e ti riconosce.”

Andrea Indini per ilGiornale, 2 luglio 2023


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