Politica

Il grande assente: cosa manca a queste elezioni Europee

Si profila la solita battaglia tra statalisti. E nessuno che ci dica che fine farà il Green Deal

elezioni europee green deficit © djedzura e Latino Life tramite Canva.com

A parte la concorrenza interna al “clan degli statalesi”, condita dall’inchiesta ligure e relativo consueto e spettacolare arresto ad orologeria, da questa campagna elettorale per le elezioni europee non sta emergendo nulla di significativo. Si fronteggiano alcuni soliti “leader” – gli stessi di sempre – che non andranno mai nel parlamento europeo, ma che devono fare il pieno di preferenze e tirare la volta ai propri partiti, sforniti di adeguata classe dirigente.

Ci sono le incognite Vannacci e Salis a colorare un minimo il desolante quadro e a caratterizzare la campagna elettorale di Lega e Alleanza Verdi e Sinistra, ma anche lì non c’è una svolta sui temi centrali delle politiche europee. Nessuno, dico nessuno, che finora abbia detto che fine farà il “green deal” europeo, nessuno che si metta frontalmente contro lo scellerato patto “verde” liberticida e ottuso che ha l’obiettivo utopistico di cambiare il clima a suon di Ztl, divieti, nuove tasse, con la chimera della conversione all’elettrico impossibile su scala globale.

Nessuno che abbia il coraggio di distinguere la lotta all’inquinamento con la guerra persa al cambiamento del clima o almeno a mettere in discussione, in dubbio le conclusioni a cui è arrivato l’IPCC e cioè che siamo di fronte all’apocalisse climatica per prevalente colpa dell’uomo che è il dogma vero, la base del neo-costruttivismo dirigista e socialista dell’Unione Europea.

Si profila il solito travaso di voti tra vasi comunicanti legati insieme dal programma politico ed ideologico europeo della Next Generation e dal PNRR di cui l’Italia all’unisono si vanta per aver preso, prima in classifica con enorme vantaggio, la maggior quota di fondi e debiti. Non esiste nessun partito politico liberale e liberista che chieda meno interventismo, meno tasse, competizione fiscale, meno pianificazioni e più libertà, ma solo un grumo di liberalsocialisti guidati da Renzi e Calenda, ormai in guerra tra loro, ma legati dal patto di Renew Europe che chiedono in coro “+Europa!”, più costruttivismo e più armonizzazione fiscale!

In molti si chiedono allora dov’è la ragione per andare a votare l’8 ed il 9 giugno. Pesa l’assenza politica di un’alternativa liberale e libertaria alla Milei in Italia ed in Europa.

Andrea Bernaudo, 16 maggio 2024

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