Il grande flop delle auto elettriche. Ora Volkswagen ha paura

Il colosso tedesco verso chiusure storiche a causa della crisi economica e del crollo del mercato della spina

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Tiene banco la crisi della Volkswagen, segnale cupo sull’economia tedesca ma non solo. Come ben sappiamo, la celebre casa automobilistica sta prendendo in considerazione la chiusura di uno dei suoi stabilimenti in Germania per tagliare i costi, per la precisione 10 miliardi di euro entro il 2026. Una decisione che sarebbe storica, poiché sarebbe la prima volta nella storia dell’azienda. Ulteriori sviluppi sono stati registrati nelle ultime ore, perché a Wolfsburg si è tenuta un’importante riunione aziendale. Ma non solo: verso la serranda abbassata anche lo stabilimento di Bruxelles, in Belgio, sito di produzione (ovviamente) di auto elettriche.

Alla sopra citata riunione aziendale, i rappresentati Volkswagen hanno difeso i piani di risparmio davanti a oltre 16 mila dipendenti. Prevista una dura resistenza, ha evidenziato la responsabile del comitato aziendale Daniela Cavallo: non è prevista alcuna disponibilità a chiudere di stabilimenti, licenziamenti e tagli salariali. Anche perché la colpa della crisi è della direzione dell’azienda e non dei dipendenti, ha aggiunto la Cavallo: “La Volkswagen sta soffrendo perché il consiglio non sta facendo il suo lavoro”. Ma i vertici hanno tenuto la barra dritta: “Abbiamo ancora un anno, forse due anni, per cambiare la situazione. Ma dobbiamo sfruttare questo tempo”, le parole del direttore finanziario del gruppo Arno Antlitz. Sulla stessa lunghezza d’onda il capo del marchio Thomas Schäfer: “Da qualche tempo spendiamo più soldi di quanto guadagniamo nel marchio. Questo non funziona bene a lungo termine. Volkswagen vuole utilizzare i risparmi per liberare i fondi necessari per nuovi prodotti. Ora abbiamo bisogno di soldi per investire massicciamente”. La colpa? Dopo le fantasmagoriche promesse sull’auto elettrica, l’ad Oliver Blume si è accorto che “l’ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori stanno investendo in Europa”. Tradotto: la Cina, le auto elettriche. La cui vendita in agosto è crollata non solo in Italia (-40%) ma anche in Germania (-68,8%).

Per scongiurare i piani di chiusura, il sindacato e il comitato aziendale hanno intenzione di sfruttare la prossima tornata di contrattazioni collettive in autunno. All’orizzonte negoziati difficili. Il premier della Bassa Sassonia Stephan Weil ha invitato Volkswagen a evitare la chiusura degli stabilimenti, mossa da non sottovalutare considerando che il Land della Bassa Sassonia detiene il 20% dei diritti di voto nel gruppo Volkswagen. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha parlato con la direzione, la presidente del comitato aziendale del gruppo e i membri del consiglio di sorveglianza della casa automobilistica tedesca: il numero uno del governo ha ribadito di avere chiara l’importanza della Volkswagen come una delle più grandi aziende del settore automobilistico ed è conscio della sfida di trasformazione che l’intero settore si trova ad affrontare. Scholz seguirà molto da vicino gli sviluppi, ha aggiunto il portavoce.

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La crisi della Volkswagen non riguarda solo la Germania. Come circolato già da tempo, il marchio Audi ha reso noto che non verranno più assemblati nuovi modelli nello stabilimento di Bruxelles, in Belgio, dove lavorano 3 mila dipendenti. “Per la nostra fabbrica nei prossimi anni non è previsto alcun progetto automobilistico o volume di produzione, il che significa la chiusura”, la conferma dei sindacati belgi in un comunicato stampa. Come ricordato da Europa Today, a Bruxelles si fabbricava il Suv elettrico QB e-tron, uscito di produzione a luglio a causa del flop di vendite. Una realtà ben conosciuta dai principali produttori alle prese con un mercato dell’elettrico a dir poco fallimentare, eccezion fatta per la Cina.

Franco Lodige, 5 settembre 2024

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