Il grande inganno di Al Gore sul clima

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Al Gore clima 03

Andate su climatealgore.com e scoprite la notizia-bomba dell’anno, che sarà naturalmente nascosta da tutti i mezzi di comunicazione di aria, terra e acqua: secondo Joel Gilbert, apprezzato regista americano, Al Gore, l’ex vice-presidente americano nonché premio Nobel per la Pace, è affetto dalla sindrome dell’impostore. Insomma ci ha ingannati tutti. Vediamo come.

Al Gore prese nel 2007 il Nobel per la Pace per aver avuto il merito di allertare il mondo intero di una emergenza esistenziale: quella climatica. Per meritarsi il premio, aveva nel 2006 prodotto un film – An inconvenient truth (Una scomoda verità) e, ancora prima, nel 1996 scritto un libro – Earth in the Balance. Già dai primi anni Novanta Gore andava in lungo e largo per il mondo ad allertare dell’emergenza e già nel 1997 presentava il suo libro al Summit di Rio per l’Ambiente. Ma cosa qualificava Gore a dire quel che diceva? Rassicurava tutti egli stesso, sostenendo che era stato studente ad Harvard, allievo di un climatologo di fama mondiale: Roger Revelle, dal quale aveva imparato tutto quanto ora lui, Al Gore, diffondeva al volgo.

Recentemente, Joel Gilbert ebbe l’occasione di conversare con un membro del Parlamento australiano, tale John Ruddick, che conosceva Revelle e le sue convinzioni in tema di clima e che però le descriveva in termini diversi da quelle che Joel sapeva essere da quanto il vice-presidente americano diffondeva. Incuriosito della cosa, Gilbert va all’università di San Diego, in California, ove sono custoditi tutti i documenti riguardanti questo importante professore. E ha scoperto cose interessanti. In particolare:

1. in nessuno dei suoi corsi Revelle aveva mai allarmato sul clima;

2. In particolare, il corso seguito da Al Gore non trattava minimamente il tema del clima né della CO2;

3. Quel corso – ove Gore conseguì la votazione di C+ (equivalente al 20/30 delle nostre università) – fu l’unico corso di scienze seguito da Gore (tutti gli altri erano corsi di sociologia e scienze politiche). Infatti Gore concluse Harvard col B.Sc. (equivalente alla nostra laurea triennale) in scienze politiche.

4. In un articolo del 1991 Revelle negava esplicitamente il rischio climatico dalla CO2.

Il regista conosce Gore perché, da molto giovane, aveva lavorato per lui come stagista ai tempi in cui Gore era senatore del Tennessee (Gilbert a quel tempo viveva in Tennessee), cosicché gli scrisse una email per intervistarlo su Roger Revelle, ma Gore neanche gli rispose. Gilbert ha allora continuato la propria ricerca, mirata a scoprire da dove Gore avesse imparato le cose che poi ha usato per allarmare l’intero mondo. E non gli è stato difficile scoprirlo. Dopo Harvard (e dopo 5 mesi in Vietnam come giornalista militare), per intercessione del padre (che era Senatore e anche fu candidato alla Casa Bianca) Al Gore fu ammesso a frequentare una scuola di teologia, e fu lì che gli detero da leggere un libro del 1948 – Our Plundered Planet, cioè Il nostro pianeta saccheggiato [dalla presenza dell’uomo, va da sé] di tale Fairfield Osborne Jr. E fu da questo libro che Gore prese gran copia di brani e li trascrisse nel suo «Earth in the Balance».

Naturalmente, a questo punto ci si chiede perché mai Al Gore fece questo plagio e perché attribuì le cose che diceva e scriveva ai suoi corsi ad Harvard. La ragione, risulta dalle ricerche del regista, è che quello di Al Gore è un patetico caso umano. Figlio di un importante senatore e di una madre importante avvocato, fin da quando nacque Al fu indottrinato per entrare in politica e diventare Presidente degli Stati Uniti. Purtroppo, come a volte accade, i sogni dei padri non collimano con la realtà dei figli. Al si rivelava una persona dalle mediocri capacità. Alla scuola superiore conseguiva voti da sufficienza minima, e fu accettato ad Harvard solo perché figlio di cotanto padre. Non riuscì neanche a completare gli studi di teologia e, iscrittosi alla scuola di legge non riuscì a completare neanche quella. Però, a furia di pedate e spintoni riuscì a diventare (giovanissimo, non ancora trentenne) parlamentare.

Cominciava bene per sperare, un giorno, alla Casa Bianca. Ma si rendeva conto di non avere le capacità. E, soprattutto, di non avere carisma. Aveva bisogno di qualcosa per cui lottare e utilizzare come proprio cavallo di battaglia per farsi strada. Inizialmente, s’era dedicato al disarmo globale, ma dovette abbandonare quel tema perché Ronald Reagan aveva appena vinto la Guerra Fredda e il tema del disarmo era diventato fuori moda. Pensò allora che l’ambientalismo fosse un buon tema – tema trasversale, pompato dai disastri di Chernobyl (1986) e della dispersione di petrolio nell’oceano dalla petroliera della Exxon (1989). Si ricordò del libro letto alla scuola di teologia e cominciò la propria campagna politica. Ma non poteva dire di aver appreso quelle cose frequentando un oscuro college di provincia di teologia: non gli avrebbe dato retta nessuno. Si presentò allora come “laureato ad Harvard” – che è una delle più prestigiose ed esclusive università del mondo – ed allievo di uno dei più autorevoli climatologi del mondo.

Con questo impegno, Al Gore riuscì a farsi nominare, prima, Vice Presidente degli Stati Uniti (Bill Clinton era il presidente) e, poi, candidato Presidente. Non ci diventò perché gli americani non perdonarono al partito Democratico l’affaire del presidente con Monica Lewinski: vinse George W. Bush. Gore capì che presidente non ci sarebbe più diventato, ma monetizzò l’affare climatico diventando plurimiliardario. Meglio per lui e peggio per il mondo intero, ingannato da un solo uomo, solo perché voleva diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Il film di Joel Gilbert è una biografia di Al Gore. Ove il mai-presidente è interpretato non da un attore né da un cartone animato, ma da un prodotto della Intelligenza artificiale. Il titolo del film è: The climate according to Ai-Al Gore, cioè Il Clima secondo l’Ia-Al Gore. Per saperne di più andate su climatealgore.com. Uno spasso.

Franco Battaglia, 18 ottobre 2024

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