Per i giudici il fatto di non essersi ancora vaccinato dimostra la sua contrarietà. Inoltre, se fosse rimasto agli Australian Open “avrebbe potuto incrementare il sentimento anti-vaccini” tra i cittadini. E la questione non riguarderebbe “soltanto i gruppi anti-vaccini, alcuni dei quali hanno posizioni estreme e possono rappresentare un rischio per il buon ordine o l’ordine pubblico nella comunità, ma anche chi semplicemente è indeciso se vaccinarsi o meno”. Senza contare che il fatto di aver rilasciato un’intervista all’Equipe il 18 dicembre e di aver partecipato a un servizio fotografico, pur sapendo di essere positivo, dimostrerebbe la “scarsa considerazione delle misure di prevenzione (da parte di Djokovic) che, se emulata, potrebbe incoraggiare una violazione delle regole in Australia”.
Il maxi risarcimento
La partita non è ovviamente finita qui. Djokovic potrebbe far causa al governo australiano e già si parla di cifre di tutto rilievo: secondo i media serbi, il campione potrebbe chiedere fino a 3,8 milioni di euro per il cattivo trattamento subito. Nel mirino ci sarebbero non solo le condizioni degradanti in cui è stato tenuto all’interno dell’hotel-centro per migranti irregolari di Melbourne, ma anche l’intera procedura che l’ha tenuto in sospeso per alcuni giorni. Si vedrà se Novak deciderà di andare fino in fondo col risarcimento. E magari di investire quella cifra per le cure anti-Covid. E zittire, così, i benpensanti.