Il green deturpa il passaggio: bloccata la distesa di fotovoltaico

Il Ministero dell’Ambiente e della transizione ecologica ha bocciato il progetto per l’installazione di un parco agrivoltaico di 400 ettari tra Olmedo e Sassari

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fotovoltaico costi

I talebani del green lo ripetono da anni: la rivoluzione verde passa per il fotovoltaico. Milioni di case alimentate dai pannelli, mentre nei garage vengono conservate le auto elettriche… Ovviamente si tratta di becera propaganda ecologica, ma non è finita qui. Il fotovoltaico deve fare i conti anche con altre criticità, basti pensare a quanto accaduto in Sardegna, dove il Ministero dell’Ambiente e della transizione ecologica ha bocciato il progetto per l’installazione di un parco agrivoltaico di 400 ettari tra Olmedo e Sassari, proposto dalla Lightsource Renewable Energy Italy SPV 12 Srl. Il motivo? L’impatto irreversibile sul paesaggio.

Lo scorso maggio 2023 il ministero aveva avviato una Valutazione d’impatto ambientale e i risultati non hanno sorriso agli integralisti del green. Il provvedimento d’esito negativo ha accolto diverse obiezioni sollevate da parte degli enti coinvolti. Entrando nel dettaglio, c’è un accumulo impressionante di progetti di impianti, una parte dei pannelli sarebbe finita a ridosso di corsi d’acqua e in zona ci sono numerosi nuraghi e siti archeologici che vanno preservati, come il paesaggio.

Come evidenziato dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, l’impianto fotovoltaico avrebbe interessato territori con un’altissima concentrazione di siti archeologici. Ma questo è solo uno dei tanti problemi. All’interno dell’impianto “ricade anche parte dell’area di tutela del lago, occupata da cluster fotovoltaici. Sia i cluster fotovoltaici che le opere connesse alla perimetrazione dell’impianto, si mostrano in totale contrasto con la disciplina del Ppr”. Il giudizio della Soprintendenza è stato tranchant: le aree non sono adeguate né per la tutela dei beni culturali, né del contesto paesaggistico.

La stroncatura del fotovoltaico è arrivato anche dal Corpo Forestale. Secondo gli esperti, le aree prescelte per il parto “possiedono i requisiti di area assimilabile a bosco, in quanto macchia mediterranea a diversi stadi di sviluppo”. E, ancora, la Regione, che ha precisato la presenza di zone vincolate paesaggisticamente e dunque non idonee alla installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. La Regione ha aggiunto inoltre che l’impianto non risulterebbe conforme alle norme tecniche di attuazione del Ppr.

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L’esempio sardo rappresenta alla perfezione l’estremismo ideologico verde. Pur di rispettare l’agenda green, sarebbe stato realizzato un impianto in zone tutt’altro che idonee, mettendo a rischio siti di prestigio anche dal punto di vista turistico. Con la costruzione del parco, ci sarebbe stata una forte alterazione del contesto paesaggistico di riferimento. C’è anche una sottolineatura della Soprintendenza che va rimarcata: “La direzione generale dell’Ambiente della Regione, nella nota 19 giugno, stima che l’occupazione del territorio di riferimento da parte di impianti fotovoltaici o agrivoltaici ammonta a circa 4.411 ettari; tale verifica presupporrebbe una repentina ed inedita conversione da un uso agricolo e pastorale dell’area ad un uso industriale, creando in pochi anni un impatto irreversibile sulle componenti ambientali beni culturali e paesaggio”. Da qui la possibile perdita di valori irrinunciabili, il consumo di suolo e la marginalizzazione della produzione agricola e pastorale a vantaggio di quella energetica. Fortunatamente questa volta ha vinto il buonsenso.

Franco Lodige, 19 settembre 2024

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