Degrado, microcriminalità, bivacchi e occupazioni. Le periferie delle principali città europee appaiono sempre più come l’emblema di un’integrazione impossibile. Persino nella civilissima Svezia l’immigrazione fuori controllo sta creando problemi. E anche in Italia non mancano alcune situazioni di criticità che contribuiscono ad aumentare il senso di insicurezza. Mario Giordano, che in tv si occupa spesso di questi argomenti, non ci gira attorno: “Non ci si può rassegnare a una situazione di questo genere, non possiamo rassegnarci ad andare verso le banlieue francesi e ad avere zone dove la polizia non entra, in cui non vige più la nostra legge ma magari vige la legge della sharia”.
Ospite alla Ripartenza milanese 2025 di Nicola Porro, il giornalista ha commentato ai nostri microfoni l’attualità, anche in riferimento a questi argomenti a lui particolarmente cari. “In tv ho raccontato di un panettiere che in Francia è stato perseguitato perché vendeva il prosciutto a tutti. Ecco, io non voglio che si arrivi a questi livelli”, ha esclamato Giordano, lanciando poi un appello al nostro governo: “Penso che su questo tema si possa fare di più, mi aspetto segnali più forti e più evidenti anche dal centrodestra”.
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Vero è che l’attività dell’esecutivo non è priva di ostacoli esterni, come l’avviso di garanzia recentemente recapitato al premier Meloni. “In questo momento – ha analizzato al riguardo Giordano – c’è un governo molto solido e c’è un’opposizione molto debole e allora nascono delle strane opposizioni: ogni tanto la fa il presidente Mattarella, ogni tanto la fanno i giudici e questo non è indice di un Paese sano”.
Secondo il giornalista e conduttore Mediaset, le motivazioni addotte all’avviso di garanzia sul caso Almasri “sono surreali, così come lo era mandare a processo un ministro dell’Interno per sequestro di persona”: “Si puniscono con la struttura giudiziaria delle decisioni che invece non appartengono a quella sfera, ma che riguardano la ragion di Stato e la difesa nazionale. Si possono mettere delle decisioni politiche, magari anche discutibili, sotto il vaglio del codice penale in questo modo? Questo è il cortocircuito che scatta tutte le volte”.
Marco Leardi, 6 febbraio 2025
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