Il terzo piano è la scoperta che il narratore (Mario Cavenaghi), disincantato funzionario del Pci e forse alter ego di Festa, fa della dimensione privata dell’esistenza, così a lungo sacrificata alla disciplina di partito. Ci sono pagine di enorme delicatezza, di ironia e insieme di commozione, di passione mai fanatica, di attenzione sincera alla trasmissione di valori ed esperienze, e soprattutto uno studio del “fattore umano” che sarebbe molto piaciuto a Graham Greene.
Festa offre una prova splendida, della quale – credo – ogni lettore gli sarà grato. E dovranno essergli grati anche i mondi, le aree, le correnti e gli ambienti politici che evoca: per tutti, per quelli a lui più vicini e per quelli a lui più lontani, l’autore riesce a compiere un’operazione di immedesimazione psicologica rispettosa, mai caricaturale, autenticamente propensa a capire, prima che a giudicare.
Daniele Capezzone, 25 marzo 2019