Sulle libertà personali, ho idee lontanissime da quelle del neoministro Lorenzo Fontana, ma francamente mi pare surreale la levata di scudi – a sinistra – contro alcune interviste rilasciate dall’esponente della Lega, in cui da un lato ha espresso le sue opinioni, e dall’altro (seguito dal suo leader Salvini) ha precisato che questi temi non sono nell’agenda del governo.
A maggior ragione dopo questa precisazione, perché aggredirlo? È come la storia dei manifesti antiabortisti recentemente rimossi a Roma: perché toglierli? C’è un vizietto della sinistra illiberale: e cioè quello di vietare e censurare opinioni diverse dalle proprie.
Dal punto di vista dell’opportunità politica, Fontana ha molto probabilmente commesso un errore: si è messo addosso un marchio controproducente proprio nei primissimi giorni in cui aveva la possibilità di farsi conoscere dall’opinione pubblica. Ma un conto è il suo eventuale errore di valutazione politica, altro conto è organizzare una specie di linciaggio per reato di opinione.
La cosa è due volte sbagliata.
a) Una prima volta, perché è comodo parlare di tolleranza, salvo essere intolleranti verso chi la pensa diversamente da te.
b) Una seconda volta, perché vuol dire che ti senti insicuro: temi che, nel libero mercato delle idee, nel libro confronto delle opinioni, le tue convinzioni non siano sufficientemente forti.
Occorrerà tornarci sopra. La propensione alla censura del “politicamente corretto” è sempre più un tratto neo-autoritario. Molto più delle posizioni dogmatiche e integraliste di alcuni esponenti cattolici: del passato e del presente.
Daniele Capezzone, 3 giugno 2018