La prevalenza dei professionisti è una costante che questo nostro Paese, l’Italia, sembra destinato a subire. Dopo i professionisti dell’antimafia ed i professionisti dell’antipolitica adesso è la volta dei professionisti dell’antivirus.
Rigoristi vs liberali
Il meccanismo è sempre lo stesso. Per quanto riguardava l’antimafia: da una parte le persone perbene, dall’altra la mala gente. Per l’antipolitica invece: da una parte gli onesti e dall’altra i ladri. Per i professionisti dell’antivirus di oggi – gli eroi mediatici di questi tempi da Covid-19 – da una parte i rigoristi, sostenitori delle libertà sottratte agli italiani per tutelare la loro salute e dall’altra i liberali che non negano il virus ma per il solo fatto che esso esista non vogliono comunque confinare le vite della gente ai domiciliari.
Il fatto è che gli ultimi quaranta e passa anni del nostro Belpaese son diventati un manicheismo tra buoni e cattivi. Dimenticando tutte le altre sfumature. I guelfi contro i ghibellini, in fondo un eterno ritorno alla nostra storia passata. Con il moralismo a fare da arbitro e da Savonarola unico del vivere degli italiani. Sia chiaro: a noi fanno schifo i mafiosi, i ladri e pure gli irresponsabili ai tempi del virus ma questo non basta certo a costruire una idea di Paese giusto e liberale. Con i suoi difetti certo, ma con i diritti dell’individuo sempre tutelati. Anzi. Semmai rischia di produrre il suo contrario. Un paese spaccato a metà tra bene e male. Una dittatura sanitaria e punto.
Sciascia e quella speranza di libertà
Perciò oggi non sopportiamo culturalmente i professionisti dell’antivirus in televisione, sui giornali, ogni giorno a chiacchierare sui media per spiegarci quanto l’estate semilibera abbia fatto male alla salute pubblica. Così è troppo facile, amici professionisti dell’antivirus. Incarnare in un mostro, in un ladro, in una vacanza, in un untore, tutti i cattivoni del nostro tempo. Il male è cosa ben più seria per essere ridotto ad un facile manicheismo da botta & risposta nei talk show o sui social. Il male è un universo con cui l’umanità si batte da sempre ed i roghi più che una liberazione dai cattivi sono stati – nella storia – una sua tragica celebrazione. Con assoluzione – spesso – per chi bruciava i cattivi.
Per cui da oggi, visto che a Natale siamo tutti più buoni, l’Italia dovrebbe finirla con i professionisti dell’antivirus. Finirla. Magari alimentando una speranza di libertà che quel gran talento di Leonardo Sciascia, scrittore, vedeva con il pessimismo tipico dei siciliani: “In fondo nella vita, la più grande affermazione di libertà è quella di chi si crea una prigione”.
Caro Sciascia, oggi, nel 2020 che sta morendo per il calendario ma soprattutto per il coronavirus e per le libertà soffocate, quanto vorremmo che tu avessi torto. Lo vorremmo tanto. Al punto di sognare che il gusto per la libertà ci salvi dai professionisti di qualunque ideale. Nonostante il virus.
Il Corsaro Nero, 10 dicembre 2020