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Il malore di Ndicka? Vado controcorrente: la partita doveva proseguire

Il match tra Udinese e Roma fermato dopo che il calciatore si è accasciato a terra. Ma sospendere la gara è stato un errore

ndicka malore in Udinese Roma

A termini di regolamento la partita UdineseRoma non si sarebbe potuta sospendere anche nel caso il calciatore portato via in barella, l’ivoriano Evan Ndicka, fosse stato colto da infarto, cosa che poi non è fortunatamente avvenuta. In particolare, le norme organizzative interne della Figc in realtà regolano la sospensione soltanto nel caso di impraticabilità del campo (art. 60) e per la tutela dell’ordine pubblico (art. 62). Tanto che lo scorso 9 aprile il Giudice Sportivo della Serie D ha punito Palmese e Manfredonia che hanno chiesto di comune accordo la sospensione per il malore di un tifoso in tribuna.

D’altro canto, avendo praticato il calcio da giovane, per poi passare all’atletica leggera, ho sempre saputo che lo sport del pallone, proprio per il tipo di sforzo atletico che richiede – una sorta di intenso interval training che dura per una intera partita -, aumenta sensibilmente i rischi cardiaci rispetto a discipline molto impegnative, su tutte le corse di fondo, che tuttavia si basano su uno sforzo graduale e progressivo. Tant’è che domenica scorsa un calciatore dilettante di 26 anni, il toscano Mattia Giani, ha avuto un malore durante una partita ed poi deceduto all’ospedale Careggi di Firenze, nonostante i disperati tentativi dei medici di salvargli la vita.

Quindi, per quanto riguarda il calcio professionistico, in cui girano molti quattrini, calciatori, tecnici e dirigenti dovrebbero ben conoscere i rischi del mestiere, dato che nel corso degli ultimi decenni la lista delle morti improvvise di nomi eccellenti è piuttosto lunga e non ha precedenti in altri sport in cui la fatica e la sofferenza è di gran lunga maggiore. Tant’è che in passato (pensiamo al tragico caso di Renato Curi, il quale morì per un attacco cardiaco il 30 ottobre del 1977 durante Perugia-Juventus) è sempre valso il principio secondo cui “the show must go on”.

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Eppure, sebbene mancassero pochi minuti alla fine di Udinese-Roma si è deciso di sospendere la gara perché i compagni del calciatore giallorosso sono rimasti emotivamente scossi dal tipo di malore segnalato da quest’ultimo. Ovviamente, se il povero Ndicka, invece di accasciarsi a terra toccandosi il petto, si fotte fratturato entrambe le preziose gambe lo spettacolo sarebbe assolutamente continuato. Tant’è che a questo punto, nel Paese delle regole e regolette per antonomasia, a qualche solerte burocrate sarà già venuto in mente di elaborare un protocollo ad hoc con cui stabilire i tipi di infortunio che prevedano la sospensione di una partita di calcio. Tutto ciò con lo scopo di evitare, analogamente a quello che accade nel mondo del lavoro, di far scioperare le nostre ricchissime “manovalanze” calcistiche.

D’altro canto, così come abbiamo duramente sperimentato durante la pandemia di Covid-19, sembra che nella nostra società a tutti i livelli stia passando il folle paradigma di vivere in un mondo nel quale si raggiunga l’obiettivo di eliminare ogni rischio in ogni campo. E quando non ci si riesce, perché il fato cinico e baro è entrato a gamba tesa, le partite si sospendono, si indicono scioperi e si convocano assemblee di piazza per protestare con il governo di turno perché reo di non fare abbastanza per garantire a tutti la sicurezza più assoluta.

Claudio Romiti, 16 aprile 2024

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