Il mancato realismo di chi attacca Trump

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Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.

“They are confronted with a world crisis tailor-made for an anti-globalization, anti-deep-state worldview — a crisis in which China lit the fuse, the World Health Organization ran interference for Beijing, the American public health bureaucracy botched its one essential job, pious anti-racism inhibited an early public-health response, and outsourcing and offshoring left our economy exposed”.

I conservatori americani con l’esplosione del coronavirus sono stati “messi di fronte a una crisi internazionale fatta apposta per sostenere un generale punto di vista antiglobalizzazione e anti iperburocrazia statale – una crisi generata in Cina, con un Organizzazione mondiale della sanità che ha coperto Pechino, con un sistema sanitario americano che ha pasticciato nei suoi compiti essenziali, con un pio antirazzismo che ha intralciato una risposta pubblica sul fronte della sicurezza sanitaria nazionale, e un trasferimento all’estero di attività che ha indebolito l’economia americana” e, nonostante queste condizioni, hanno, con Donald Trump, stentato a prendere un’iniziativa dando spazio ai democratici di riprendersi un po’.

Così Ross Douthat opinionista “conservatore” ma ultra-antitrumpsita del New York Times commenta, il 31 marzo, un aspetto della politica statunitense. La sua analisi vuole dimostrare come la coalizione a sostegno di Trump includa una determinante ala ultra libertaria e individualistica che indebolisce quella seria politica conservatrice che è stata assunta dalla Casa Bianca solo all’ultimo momento.

Senza dubbio la coalizione costruita dai repubblicani in questi anni è composita. Però Douthat dovrebbe tener conto di un elemento che da Edmund Burke in poi caratterizza la mentalità conservatrice: il realismo.

Come il presidente americano ha spiegato in suo splendido discorso al forum di Davos nel gennaio del 2020, è vero che è in atto un aumento della temperatura terrestre (così come è vero che vi sono in corso fenomeni nuovi e allargati di inquinamento) ma non è provato che ciò dipenda essenzialmente da fattori umani né che vi siano risorse alternative a quelle esistenti per affrontare le crisi. Così, è vero che il coronavirus è un’epidemia pericolosissima ma ciò non deve impedire di difendere il concreto sistema di riproduzione della società.

Il realismo burkiano dei conservatori consapevoli è cosciente di come una situazione diventi tragica quando due “ragioni”, e non un torto e una ragione, si scontrano, e che la via per superare questa contraddizione sia quella innanzi tutto di riconoscerla.

Una cultura liberal dominata da un’idea illuministica di ingegneria sociale che prescinde dal concreto sviluppo storico, cioè quella globalista imperante, tende invece a rimuovere le contraddizioni e a descrivere il mondo come nero o bianco, non sapendo confrontarsi concretamente con le tragedie in corso.

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