La campagna mediatica di Roberto Saviano, sotto processo per aver diffamato (per ora solo secondo l’accusa) Giorgia Meloni, non sembra trovare la parola fine. Ebbene sì, al di fuori dello scontro giudiziario, l’autore di Gomorra sembra voler accendere la miccia anche al di fuori dell’aula, con il caloroso sostegno del mondo progressista.
Prima nella lista, ovviamente, non poteva che essere Michela Murgia, la quale ha preso le difese di Saviano specificando come la parola “bastarda” non sia un insulto, ma in realtà un “forte diritto di critica”. O ancora, dagli studi televisivi di Ballarò, condotto da Floris su La7, la giornalista ha deciso ulteriormente di calcare la mano pochi giorni fa, individuando gli unici due soggetti che stanno perseguitando lo scrittore: la Camorra e Giorgia Meloni.
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Insomma, la sinistra ha deciso da che parte stare, e seppur la querela risalga a momenti in cui il premier era all’opposizione (addirittura del governo Conte bis), la volontà è quella di rispolverare l’inesistente pericolo del fascismo, dall’autoritarismo, dell’illiberalità. In definitiva, un comportamento vittimistico che cerca di trasformare i responsabili e gli accusati in persone offese.
Saviano è la punta di questa tecnica propagandistica. Prima ha accusato la magistratura di mettere il turbo quando è lui ad essere imputato; poi l’ha criticata perché Giorgia Meloni non andrà a testimoniare; ed infine ha sfidato il Presidente del Consiglio, che avrebbe paura di affrontarlo nelle sedi competenti.
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L’ultimo piagnisteo arriva dopo la festa dei dieci anni dalla nascita di Fratelli d’Italia a Roma, quando Saviano ha pubblicato un video di fuoco contro Palazzo Chigi: “Giorgia Meloni sul palco della festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia ha mentito. Non solo: dopo aver deciso di querelarmi, non accetta il confronto nella stessa sede in cui lei mi ha portato, preferendo fare i processi nelle feste di piazza, in televisione e sui social media: ovunque, tranne che in Tribunale… e lo sapete perché? Perché in assenza di giuramento può dire quel che vuole, anche menzogne, certa di non doverne rispondere, di non dover pagare pegno”, ha commentato Saviano.
Insomma, la leader di FdI sarebbe un convitato di falsità. E ribadisce lo scrittore: “Meloni, in continuità con la sua storia politica, processa i suoi oppositori in piazza, mi ha esposto all’odio dei suoi sostenitori, gettando discredito sulle istituzioni che lei stessa rappresenta. Ma Meloni in tribunale non verrà mai, sapete perché? Perché ha paura. Paura di affrontare le conseguenze della sua stessa propaganda; sa che le parole che ha speso negli anni sul dramma dell’immigrazione sono abominevoli e sono false. Ecco perché non verrà mai in tribunale a ribadirle”. E sentenzia: “Meloni mi ha querelato, ma non ha scampo: le sue menzogne le stanno già presentando il conto. Ed è solo l’inizio”.
Matteo Milanesi, 21 dicembre 2022
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