Antefatto. Vittorio Sgarbi e Morgan vengono invitati da Alessandro Giuli al Maxxi di Roma per l’inaugurazione dell’Estate al Museo del XXI Secolo. Dal palco il critico d’arte e il cantante dibattono di tutto, come facile immaginarsi in maniera del tutto fuori dagli schemi. Apriti cielo. Per alcune battute sul pene e la prostata, oltre ad un siparietto giocoso sul numero di donne avute, Repubblica, il Pd, il M5S Angelo Bonelli e Carlo Calenda saltano sulla sedia chiedendo al ministro Giuliano Sangiuliano di riferire in Parlamento e a Sgarbi di dimettersi da sottosegretario.
Anche alcuni dei dipendenti del Maxxi hanno preso carta e penna per scrivere al Presidente della Fondazione una lettera in cui esprimono il “rammarico” per “i contenuti degli interventi del sottosegretario” che “in nessun modo collimano con i valori che da sempre hanno contraddistinto il nostro lavoro all’interno di questa istituzione”. Poi la politica: “Chiediamo un intervento del premier Meloni”, scrive il M5S. “Il Maxxi non può essere oggetto di questa deriva degradante”, incalza il Pd. “Che vergogna”, insiste Calenda. Mentre per Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Sgarbi dovrebbe “dimettersi subito”.
https://youtu.be/_8gVUl1hc5U
Dal canto suo Vittorio Sgarbi a dimettersi non ci pensa “affatto”. E in un video risponde per le rime a chi lo critica: “Mi vergogno per Calenda. Mi vergogno che un personaggio così finto possa scrivere” quello che ha scritto nel suo Tweet attaccando Alessandro Giuli. “Questo peloso moralismo ridicolo contro chi non ha fatto niente. Io ho parlato, non Guli, in uno spettacolo salace, libero. Non dovevo rispondere alla domanda di quante donne ho avuto? Ho giocato. Non si può giocare? Ci sono stati applausi e divertimento, ma dopo 10 giorni qualcuno se la prende con Giuli. Ho parlato del mio cancro, caro Calenda. Ha paura della parola ‘cazzo’?”. E ancora: “Giuli era lì con due persone che non hanno limiti, e forse è un errore. Ma allora non leggiamo Pasolini. Non lodiamo i Gay Pride e la libertà del sesso”. Infine l’affondo su Calenda: “Mi vergogno io per te. Capisco perché non ti vota più nessuno. Usi delle armi meschine per attaccare Giuli che non ha fatto niente: attacca me, che voglio la libertà di parlare. Ho detto cose che erano scherzo, che erano amici miei, che erano Amarcord, che erano il divertimento, che erano Lucio Battisti: ‘Dieci ragazze per me, posson bastare…’. Dobbiamo cancellare tutto?”.