Un bicchiere di vino e passa la paura. Senza esagerare, ovviamente. Ma soprattutto senza dare troppo peso ai lunghi articoli vergati da Sua Santità immunologica, Antonella Viola, l’insigne scienziata che da esperta di Covid s’è fatta pure esperta enologa.
I fatti li conoscete, ne abbiamo parlato a più non posso. Ma oggi non potevamo non registrare la lettera che Pietro Cavalli, un medico, ha inviato al Quotidiano Sanità e che merita di essere letta da cima a fondo.
Dice Cavalli che nessun medico sulla faccia della terra ha mai avuto dubbi sul fatto che “un eccessivo consumo di alcol fosse associato non solo ad un incremento del rischio di malattie epatiche, tumori e incidenti stradali”; tuttavia i più ignoravano “che anche un uso moderato di bevande alcoliche determinasse una riduzione della massa cerebrale assieme a problemi tumorali e cardiologici”. Il famoso “cervello più piccolo” di Violana memoria, lei che diceva di fare aperitivo col succo di pomodoro e poi l’hanno pizzicata a brindare e con lo Spritz e con un bicchiere di bianco.
Per approfondire
- “Non ha competenze”. Gli scienziati sbugiardano la Viola sul vino
- La Viola ci vieta il vino: ritorna il “metodo lockdown”
- La virostar Viola alla crociata anti-vino: “Chi beve ha il cervello piccolo”
“Anche perché – continua Cavalli – i nostri vecchi Maestri, un po’ per scherzo, ci raccontavano che gli alcolisti avevano sì un fegato spappolato, ma presentavano delle arterie bellissime. Nel prendere atto di questa nuova informazione, ci sentiamo di aggiungere altri dati allarmanti, ad esempio che il consumo di salumi ed insaccati aumenta del 20% il rischio di tumori, più o meno come la carne rossa. Senza considerare che il consumare un uovo al giorno aumenta del 7% la mortalità, mentre le bevande zuccherate non sono da meno”. E ancora: “Che dire poi dell’abuso del pesto alla genovese che, lo sanno tutti, è a base di basilico e contiene metileugenolo, sperimentato carcinogeno nell’animale e classificato come tale da IARC? Sui fritti, patatine comprese, meglio sorvolare e tuttavia tra le condizioni normali della vita che incrementano il rischio di tumore e di mortalità non vanno dimenticati i cibi in scatola, alcuni tipi di pesce di grande pezzatura, i lettini abbronzanti, l’esposizione all’inquinamento della pianura padana”.
Insomma: secondo Cavalli l’indicazione “può nuocere gravemente alla salute” andrebbe messo su quasi tutto quello che mangiamo, non solo sulle bottiglie di vino e di birra. Basti pensare agli incidenti in auto, in bici, sui monopattini e via dicendo: “La mortalità per incidenti stradali è al 4° posto della classifica globale della cause di morte”.
“In realtà John Joannidis – insiste il medico – uno che tutti dovrebbero leggere prima di fare affermazioni dogmatiche, mette in guardia sul considerare un’unica causa di malattia in un contesto decisamente più complesso (es. abitudini di vita, obesità, fumo, sedentarietà, esposizioni ambientali, esposizioni professionali, patologie intercorrenti ….) arrivando persino a calcolare, sulla base dei dati di letteratura, che, visto il presunto effetto protettivo della frutta fresca, il consumo giornaliero di un singolo mandarino potrebbe garantire un incremento di vita di almeno 5 anni, mentre, al contrario, mangiare due fette di pancetta al giorno ridurrebbe la vita di 10 anni, molti più del fumo di sigaretta. Risultati ottenuti da una proiezione basata sui risultati di rilevanti pubblicazioni scientifiche in campo epidemiologico e tuttavia del tutto implausibili. Il che porterebbe alla conclusione che l’attuale ricerca epidemiologica in campo nutrizionale rimane ‘intrinsecamente inaffidabile’, di fatto regalandoci possibilità di chiudere un occhio sul consumo moderato di lambrusco e culatello”. Game, set, match.