Qualcosa si muove in Ucraina, il giorno 924 di guerra con la Russia potrebbe rappresentare un crocevia importante. La prima notizia riguarda le magagne interne di Kiev, con Volodymyr Zelensky atteso protagonista di un maxi-rimpasto di governo. La conferma è arrivata da David Arakhamia, esponente di spicco del partito del presidente: “Come promesso, già questa settimana è previsto un importante rimpasto del governo. Più del 50% del personale del Consiglio dei ministri ucraini subirà dei cambiamenti. Domani (oggi, ndr) è il giorno dei licenziamenti e dopodomani (giovedì, ndr) quello delle nomine”. Ma sono i nomi dei “trombati” ad accendere il dibattito.
Il rimpasto di governo ha coinvolto infatti anche il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che si è dimesso stamattina. Secondo Ukrainska Pravda, il sostituto più probabile sarebbe il primo vice ministro degli Esteri Andrei Sibiga. Se il premier Denys Shmyhal resterà al suo posto, destino diverso per altri volti dell’esecutivo: ieri hanno annunciato le loro dimissioni i ministri delle Industrie strategiche, Alexander Kamishin, della Giustizia, Denis Maliuska, dell’Ambiente e delle Risorse naturali, Ruslan Strilets, e il direttore del Fondo per le proprietà statali, Vitali Kova. E, ancora, è arrivato il passo indietro delle vice premier Olha Stefanishyna e Iryna Vereshchuk, la prima responsabile dell’integrazione europea, la seconda dei rifugiati.
Il dibattito interno in Ucraina è infuocato sulle mosse strategiche dei vertici. Per molti, infatti l’offensiva in Kursk rischia di rivelarsi fatale, considerando la debolezza di Kiev su altri fronti. E non è da escludere che il maxi-rimpasto sia legato a diversità di vedute. In particolare sorprendono le dimissioni di Kuleba, di cui ieri si vociferava un siluramento, in prima linea sin dall’inizio del conflitto. Quella di ieri è stata una giornata particolarmente pesante per il Paese di Zelensky: le forze di Putin hanno lanciato missili balistici sulla città di Poltava, colpendo diversi edifici tra cui un istituto scolastico e un ospedale. Bilancio drammatico: 51 morti e oltre 250 feriti.
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Quella di Poltava è stata una strage brutale e si teme il peggio: il bilancio potrebbe salire ulteriormente nel corso delle prossime ore. Il governatore locale, Philipp Pronin, ha parlato di uno scenario “terribile”, invitando la popolazione a donare il sangue. In base alla prima ricostruzione fornita dalle autorità, l’allarme anti-aereo sarebbe suonato, ma i missili avrebbe colpito quasi contestualmente. Le Forze armate ucraine hanno confermato che ci sono molti militari tra le vittime dell’attacco russo a Poltava. In una nota, fanno sapere che ci sono “decine di morti e centinaia di feriti: abbiamo perso i nostri coraggiosi ucraini, i nostri fratelli e sorelli, i soldati”. La rabbia per la mattanza è tanta, Zelensky non ha utilizzato troppi giri di parole rivolgendosi al Cremlino: “La feccia russa pagherà sicuramente“. Il numero uno di Kiev ha colto l’occasione per chiedere – ancora – sistemi di difesa aerea e missili: “Ogni giorno di ritardo significa più vite perse”. Ma non è tutto. Attenzione anche agli altri fronti: Dde persone sono rimaste uccise, tra loro un bambino di 8 anni, nell’attacco sferrato dalle forze russe nella tarda serata di lunedì contro la città ucraina di Zaporizhzhia.
A proposito di Kursk, Zelensky ha tirato dritto, affermando che l’obiettivo dell’Ucraina è quello di tenere i territori conquistati “indefinitamente”, per costringere Vladimir Putin al tavolo delle trattative: “Non abbiamo bisogno della loro terra e non vogliamo portare lì il nostro stile di vita – riporta LaPresse -, però ora ci serve”.
Franco Lodige, 3 settembre 2024
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