Fa specie vedere quante persone che a parole si definiscono liberali siano favorevoli a obblighi, restrizioni, chiusure che appartengono più ai paesi comunisti come la Cina che alle democrazie liberali occidentali.
L’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 (siamo il primo paese in Europa a introdurre una misura di questo genere) è stato accolto da un coro di assensi sulla falsariga di quanto era già accaduto con il green pass e il super green pass. Non comprendere che il punto non è più il vaccino ma il modello di società che si sta costruendo, significa avere una visione a corto raggio. Il modus operandi che si sta portando avanti da ormai due anni con l’approvazione di misure impattanti sulla vita dei cittadini attraverso decreti legge, rappresenta un pericoloso precedente per la vita democratica di un paese e ciò che preoccupa di più è la costante deriva illiberale a cui stiamo assistendo. Una deriva che avviene non solo nel silenzio di tanti liberali ma addirittura con la loro approvazione e complicità.
Affermare con orgoglio che “siamo i primi in Europa sull’obbligo vaccinale per gli over 50 come lo siamo stati con il green pass”, senza rendersi conto che stiamo seguendo l’esempio di nazioni come il Turkmenistan (non proprio un fulgido esempio di democrazia), dell’Indonesia e della Micronesia (115.000 abitanti), significa non capire che stiamo intraprendendo una strada che ci allontana da principi costituzionali su cui si dovrebbe fondare l’azione di governo.
Peraltro si tratta di decisioni assunte in un clima di continua incertezza e confusione, siamo dei fronte al quinto cambio di regole nel giro di un mese che testimonia (per l’ennesima volta) l’assenza di una strategia e di una visione. In questo contesto c’è solo una certezza: continuare a introdurre obblighi, restrizioni, limitazioni allontanandoci sempre di più dai principi alla base di una democrazia liberale e avvicinandoci a un modello di società più controllata e meno libera.
Francesco Giubilei, 6 gennaio 2022