Ogni volta che si deve riportare qualche fatto accaduto in Iran, a Teheran in particolare, anche il più grave, ricorderete per esempio l’abbattimento, sei mesi fa circa, del Boenig 737 dell’Ukraine International Airlines appena decollato dall’aeroporto “Imam Khomeini” di Teheran, è necessario combattere contro la censura del regime. Negare sempre, negare tutto, anche l’evidenza, e cancellare immediatamente le prove. Esattamente quello che fece il governo iraniano all’indomani di quell’incidente e di tanti altri che si sono susseguiti in questi anni.
Ciò che però è successo la scorsa sera a Parchin, un villaggio alla periferia di Teheran è, se vogliamo, potenzialmente più grave di quello che è successo in altre occasioni e di cui, fino ad oggi, siamo stati testimoni. Anche se gli Ayatollah hanno confermato che l’enorme deflagrazione, potete vedere sia alcune foto che dei filmati, è stata dovuta all’incendio di un serbatoio di gas, come sempre in questi casi i dubbi sono molti e gran parte di essi rimarranno purtroppo senza risposta. Testimoni oculari che sono rimasti anonimi, ne va delle loro vite, hanno riferito che lo scoppio è stato talmente grande che ha illuminato a giorno il cielo e gran parte della città.
A Parchin, tra l’altro, ha sede una base militare dove le guardie rivoluzionarie effettuano i test per provare il combustibile missilistico, liquido e solido, e anche una struttura in cui si sospetta che l’Iran abbia condotto test relativi alle armi nucleari. Si tratta di una delle due strutture dove sono state vietate le ispezioni da parte degli ispettori dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). Visti i preamboli è difficile credere a quello che riferiscono le autorità iraniane, anche perché l’esplosione causata da fuga di gas sembra la scusa stupida e frettolosa di chi non sa come giustificare una cosa più grande di lui.